Confindustria Sicilia: i tre porti alla Regione
Si vorrebbe un piano di coordinamento anche per sottrarre gli scali al controllo nazionale – Il problema della specializzazione dei traffici

Ivo Blandina
PALERMO – E’ stato insediato da tre giorni ma le idee sono chiare, anche se da queste ai fatti c’è come sempre un abisso: il neo-comitato infrastrutture di Confindustria Sicilia chiede con forza un piano di coordinamento regionale sia per i porti che per la logistica integrata. I tre porti siciliani sedi di Autorità portuale, ovvero Palermo, Catania e Trapani, sono espressione diretta come tutti i porti nazionali del governo centrale; mentre Confindustria Sicilia vorrebbe che diventassero direttamente governati dalla Regione,” per meglio rispondere alle problematiche specifiche del territorio”; e specialmente per imporre un coordinamento tra le tre realtà, ad evitare la concorrenza interna e specializzarli ciascuno per ruoli specifici.
[hidepost]La richiesta è già arrivata a Roma dove peraltro il governo ha altre gatte da pelare e probabilmente si occuperà di portualità solo quando entreranno davvero in funzione le commissioni nominate proprio di recente: in particolare quella dei Trasporti e Lavori pubblici presieduta alla Camera da Michele Meta (Pd) e al Senato da Altero Matteoli (Pdl), che dovrebbe essere responsabile della revisione della legge 84/94 e di tutte le eventuali innovazioni in campo di legislazione portuale.
C’è comunque molto scetticismo sulla richiesta di Confindustria Sicilia, anche da parte di altri settori “continentali” della stessa Confindustria, che non sembrano d’accordo nell’attribuzione di competenze uniche delle Regioni sulla portualità nazionale: ed anzi hanno spinto più volte per una semplificazione dell’attuale intreccio di competenze specie per le nomine dei presidenti delle Authority e per l’iter dei piani regolatori portuali, riducendo le prerogative (e i vari percorsi burocratici) afferenti proprio alle Regioni.
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