Fiocco giallo
LIVORNO – Nell’incredibile rissa politico-partitica che distingue il nostro povero paese di questi tempi, la vicenda dei due fucilieri della Marina Militare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sta tornando nel dimenticatoio. Con iniziative giornalistiche anche lodevoli (il confronto tra i giornali La Repubblica e Hiundu) ma anche con il crescente sconcerto – per non usare termini più forti – delle stesse Forze Armate italiane; i cui militari in missioni all’estero si sono recentemente detti, attraverso il loro organo di rappresentanza “sindacale” Cocer, non sufficientemente tutelati. A palle incatenate hanno sparato inoltre alti ufficiali sia in servizio che in congedo, chiedendo al governo italiano (quale? n.d.r.) di tirar fuori gli attributi contro una evidente forzatura ai nostri danni degli accordi internazionali.
[hidepost]Significativo l’intervento dell’ammiraglio di squadra (r) Giuseppe Lertora, già comandante dell’Accademia Navale e poi della squadra navale italiana, che si è detto scandalizzato dalla “calata di braghe” dell’Italia nei confronti dell’India.
Questo su cui scrivo non è, come tutti possono vedere, un giornale politico nè tantomeno partitico. E’ un piccolo, modesto foglio economico-marittimo: ma non per questo può ignorare che due militari della nostra Marina, in servizio antipirateria, siano trattenuti da quasi un anno e mezzo in India contro tutte le leggi internazionali e senza che il nostro Paese si mobiliti con la massima forza. Siamo consapevoli che non è più il tempo della politica delle cannoniere; e che sarebbe assurdo invocare la manu militari, o le ritorsioni sulle nostre missioni all’estero fianco a fianco con le forze indiane dell’Onu, o altre rappresaglie. C’è chi lo suggerisce, e forse è anche comprensibile. Ma a noi interessa solo che sia riconosciuto il diritto dell’Italia a giudicare in Italia i propri militari. Tutti i paesi civili riconoscono questo principio, molti lo hanno esercitato (gli indiani stessi nei confronti dei loro militari che in Congo hanno ucciso e stuprato), nessuno lo disconosce. Il nostro “fiocco giallo” è solo un memento sui diritti-doveri dell’Italia a ricordarsi dei suoi ragazzi in armi – entrambi figli del popolo e non certo Vip – e sulla vergogna di non averli ancora riportati a casa. Un ministro si è dimesso per questa vergogna e forse avrebbero dovuto essere almeno due, visto che quello della Difesa è oltre tutto un marinaio come Latorre e Girone. Ma l’importante è riportare i due ragazzi a casa: non presto o prestissimo, ma subito.
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