Sicurezza sul lavoro e illeciti nei terminal
Approfonditi gli aspetti delle responsabilità di imprese e terminalisti – Il problema dei crescenti impegni cartacei con le recenti richieste del SID – Gli sviluppi

Il tavolo della presidenza del seminario.
LIVORNO – Un tema tosto, quello del seminario formativo dell’Authority livornese di martedì scorso: “Sistemi di gestione sulla sicurezza del lavoro e la responsabilità delle imprese o terminal portuali per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato”. Un tema anche difficile: ma vista l’affluenza che si è registrata nella sala del Centro di Formazione dell’Autorità portuale (area stazione traghetti) un tema anche estremamente centrato, perché le responsabilità delle imprese e dei terminal portuali sugli illeciti stanno diventando per molti una spada di Damocle sulla quale è opportuno avere il massimo delle informazioni. E della formazione per difendersi.
Ne hanno parlato, praticamente per tutta la giornata, il segretario generale della Port Authority Massimo Provinciali, la dirigente Antonella Querci, e alcuni esperti anche degli stessi terminal, a cominciare dal TDT che ha riferito di preziose esperienze. Ospite d’onore, ovviamente molto addentro al problema, l’ex Pg della Toscana Beniamino Deidda. Nella sostanza si è trattato di un vero e proprio corso, che specie nella parte finale si è aperto alle domande e ovviamente ai chiarimenti.
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Una panoramica della sala.
C’è anche chi – più o meno sottovoce – ha voluto cogliere l’apparente contraddizione, da parte dello Stato, tra una campagna incentrata nella semplificazione burocratica e nell’alleggerimento degli obblighi cartacei e i continui, nuovi obblighi per i terminalisti e i concessionari di aree portuali di ulteriori “modelli” cartacei. E’ il caso del recente SID (Sistema informativo Demanio marittimo) richiesto in termini imperativi ed urgenti dal ministero delle Infrastrutture, direzione generale dei porti: con tanto di guida alla compilazione del modello di decine di pagine, relative al modello di domanda D-1 e alla compilazione della mezza dozzina di “quadri” del SID. Un’operazione che il ministero ha giustificato con la necessità di adottare un sistema uniforme a livello nazionale per le concessioni demaniali: ma che sta comportando pesanti oneri per i concessionari, che devono rivolgersi a professionisti abilitati per certificare dati che in massima parte sono già negli archivi delle Autorità portuali competenti per concessione. Il deterrente è, come sempre, la paura di cadere nell’illecito amministrativo. Il che ha fatto rientrare il problema nei termini del seminario.
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