Assoporti entra nello scontro sui servizi tecnico-nautici
Le tesi in discussione dopo l’offensiva a Bruxelles del presidente dell’Authority di Venezia – Le implicazioni sulla sicurezza e sulla professionalità – La linea UE
ROMA – Non è un tema semplice, perché le implicazioni sono molteplici: ma il dibattito sui servizi tecnico-nautici, sui loro costi e sulla normativa nazionale che specie per il rimorchio e per l’ormeggio portuale stabilisce regole ormai “storiche” in primis a tutela della sicurezza, adesso approda ad Assoporti. Se ne discuterà lunedì 21 in una apposita seduta a Roma con la presenza già confermata dell’intero vertice dell’associazione.
[hidepost]La tesi di una drastica riduzione dei costi dei servizi, anche attraverso una “liberalizzazione” dei servizi stessi attraverso l’introduzione della concorrenza, è sostenuta in particolare dal presidente dell’Autorità portuale di Venezia onorevole Costa; ma non trova adesioni compatte da parte di altri esponenti della portualità nazionale, né da parte degli organi ministeriali. L’attuale sistema che assegna i servizi tecnico-nautici dei porti a un’unica azienda (specie per il rimorchio) che garantisca elevati standard di qualità e insieme di sicurezza, è stato più volte sottoposto a riesame ma ne è sempre uscito rinforzato. Tra l’altro si è fatto notare a più riprese che la frammentazione del sistema portuale italiano, con il conseguente modesto numero di navi in transito nei porti, non favorisce certo l’eventuale esistenza di più società di servizi tecnico-nautici in concorrenza tra loro in ogni sorgitore, mancando quel “minimo vitale” che nei grandi porti nord-europei o asiatici consente invece di avere più attori in concorrenza sullo stesso servizio.
Questi ed altri argomenti saranno oggetto dell’incontro di lunedì, dal quale dovrebbe emergere – ammesso che si arrivi a una decisione – la posizione in merito di Assoporti. Che deve far fronte anche a un’altra offensiva: quella dell’UE che preme per la semplificazione delle procedure amministrative legate alla logistica. Proprio nei giorni scorsi il presidente di Assoporti Luigi Merlo e il vicepresidente Piergiorgio Massidda hanno partecipato a Bruxelles a un incontro con il direttore della commissione trasporti DG Move, mister Dimitrios Theologitis, per presentare le osservazioni dei porti italiani sulla bozza della prossima direttiva europea, da varare – dicono a Bruxelles – prima dell’estate. La direttiva propone una revisione complessiva delle norme sui porti, dai dragaggi alle regole ambientali fino alla semplificazione amministrativa. Vi si prevedono anche indicazioni strategiche sulle reti Ten-T, sui porti “core” (cioè più importanti) e sull’intero sistema logistico del Paese come integrazione a quello europeo.
Con un risultato che sta emergendo non senza qualche preoccupazione: alla fine l’Italia – che da quasi dieci anni cincischia sulla riforma della legge 84/94 senza essere stata capace di un vero aggiornamento delle sue norme più obsolete – vedrà riformare la propria normativa portuale per decisione di Bruxelles. In sostanza un’altra caduta della propria sovranità, ma questo è il meno: il timore è che prevalgano criteri operativi e strategici validi per il Nord Europa ma non certo per la tipicità e le caratteristiche della portualità italiana.
A.F.
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