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Cosimi e il pericolo adriatico

LIVORNO – La città, il suo futuro, il porto che non accetta e non deve accettare di diventare – per la scelta discutibile della Regione di puntare sull’autostrada Grosseto/Fano – una “sottostazione di servizio” ai porti dell’Adriatico.
[hidepost]Ha parlato di tutto il sindaco Alessandro Cosimi nella sua conferenza stampa di fine anno. Con passione, anche con un po’ di (comprensibile) gigionismo, ma mettendoci l’anima. E rivendicando alla città, alla sua gente (“non siamo quelli dell’infradito e dei cazzotti sul tavolino”) anche un afflato culturale di ben altro livello “con tanti dei nostri giovani che insegnano in prestigiose università straniere”. Anche oggi, nonostante tutte le difficoltà, i “numeri” in questa città – ha detto – sono migliori della media nazionale. “Sono migliori anche in quei punti che sono drammatici, dove non ci sono responsabilità dirette del Comune – ha detto ancora – e che vengono scaricate sistematicamente sul territorio. Lo voglio dire perché anche questo è un punto sul quale la nostra azione di governo è stata fortemente sollecitata a dare risposte capaci di interloquire, per esempio, con emergenze che si vanno creando”.
Sugli sfratti, nervo scoperto della città (abbiamo uno dei record negativi) il sindaco ha risposto con i numeri (secondo lui in positivo): sono stati consegnati 76 alloggi, 55 sono stati consegnati da Casalp nell’ultimo anno, 35 gli alloggi in costruzione di via della Padula, fatto il bando per gli altri alloggi a Shangay e tutti gli altri alloggi pubblici che il Comune mette a disposizione per rispondere a questo problema.
Fiore all’occhiello, secondo Cosimi, la scuola. “Guardo alle politiche educative, all’edilizia scolastica, a quello che abbiamo fatto in questi anni per il sistema educativo 0/6, mettendo a repentaglio il bilancio del Comune, sostituendo lo Stato nelle scuole materne. Su di esse abbiamo anche accettato che il giudizio che viene dato sulle nostre scuole sia così buono che, addirittura, i genitori non ne vogliono la statalizzazione. Ricordo a tutti che c’era l’obiettivo di Lisbona per le scuole 0/6 di arrivare a soddisfare il 20% della popolazione”.
Amarezza sulla cultura. “Non abbiamo ancora risposte di chi – ha detto – partendo da elementi strutturati dell’iniziativa pubblica, potrebbe proporre del mecenatismo. Ci vorrebbe molto poco, per esempio, a mantenere il livello di qualità del nostro teatro, che ha prodotto di operazioni di altissima qualità, che ha aumentato gli abbonamenti, che ha aumentato la capacità di flessibilità e di offerta; e però nessuno si domanda mai come sia possibile tenere in piedi un teatro che soltanto a tenerlo chiuso costa più di un milione e mezzo”.
“Noi abbiamo fatto cose – ha detto il sindaco su sociale e lavori – in questo periodo che hanno il sapore della civiltà: il piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche, che abbiamo finanziato per circa 500 mila euro, in un momento di difficoltà così forte: si pensa davvero che possa essere una banalità o che, invece, sia una scelta che sta ai nostri bilanci come un elemento sul quale abbiamo fatto scelte politiche? Ma non si può dire che non ci sono scelte, la parola che più mi offende è la parola immobilismo, è una parola che non sta a questa amministrazione né nel materiale né nell’immateriale”.
Sull’università e i corsi di logistica: “Quando mettemmo al primo punto il rapporto con le Università per portarle a Livorno insieme all’assessore Colombini, dicemmo che non dovevano esserci “copie” di facoltà che c’erano già, ma qualcosa che costruisse una specificità del territorio. Oggi tutti vengono a vedere quell’ibrido strano tra economia, ingegneria e le materie umanistiche e di legge che sono scienze politiche e legge. E’ un modello che oggi continua a vivere in modo tale che i nostri ragazzi trovano lavoro”.
La sofferenza per la crisi del lavoro – ha detto ancora il sindaco – è reale, una sofferenza di chi tutti i giorni deve dare risposte a persone che vengono qui a chiedere aiuto ai problemi della città. “Noi abbiamo innalzato la sfida, con il progetto sulla darsena Europa, con il nuovo piano regolatore portuale che entro la fine del 2013 sarà pronto (l’ultimo era del 1952). Si apre uno scenario diverso, dove essenziale è la necessità di un confronto col mondo e la capacità di attrazione degli investimenti”.
E qui la stoccata alla Regione. “Premesso l’affetto e l’amicizia verso il presidente Enrico Rossi”, Cosimi ha detto di aver insistito a Firenze nell’affermare che una città con le caratteristiche come Livorno sia valorizzata. Oggi la legge 188, quella sull’accorpamento delle province, non è più in campo, però non va nascosto che ha scatenato questioni anche brutte, campanilistiche: ma un punto è chiaro, il nuovo disegno istituzionale della Toscana non può che essere un punto con cui si interloquisce “con questa città”.
“Mi hanno corretto l’altro giorno – ha continuato il sindaco – perché dico che questa città è la porta della Toscana. E’ vero, Livorno non è la porta della Toscana è la capitale toscana sul mare.” Ma non ci siamo proprio – ha detto – se si continua a rincorrere i barconi dei Balcani o se si decide che nel piano dei finanziamenti che la Regione Toscana richiede al governo per le infrastrutture della Toscana, la priorità è la Grosseto-Fano: disegnando così uno scenario sulla costa di tipo diverso. Dividere con una strada la prospettiva delle crociere, con una strada la prospettiva delle merci significa condannare il porto di Livorno ad essere un “landport”. Vogliamo invece essere un porto che sia il crocevia delle soluzioni che si decidono a Bruxelles”.
“Io sono un epifenomeno – ha concluso Cosimi – domani posso non esserci più e non succede niente. È la città nel suo complesso che deve rivendicare un orgoglio della qualità, perché se davvero gli articoli di giornale che ogni tanto leggo fossero l’anima della città credo che le faremmo un cattivo servizio”.
A.F.

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Pubblicato il
5 Gennaio 2013

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