I Maya la profezia il domani
LIVORNO – Perdonatemi, se volete: ma scrivendo per il giornale che uscirà il giorno dopo la fine del mondo, posso permettermi di pazziare: e anche di togliermi, come si dice, qualche sassolino dalle scarpe.
[hidepost]Dunque il mondo è finito ieri. Secondo i Maya e secondo coloro che credono alla loro profezia, siamo stati improvvisamente folgorati, inceneriti o forse affogati da un novello diluvio universale. Insomma, da ieri non ci siamo più.
Mi avreste detto, ammesso che alla vigilia di tanto evento vi fosse interessato questo piccolo dettaglio: e allora, che scrivi a fare, visto che nessuno leggerà? Bella domanda: ma la risposta è semplice e sta nelle cose che ciascuno di noi ritiene di fare per gli altri e invece sotto sotto fa prima di tutto per se stesso. Scrivo, cartesianamente parlando, Ergo Sum. Per lo meno fino a ieri…
Buffa però, questa fine del mondo annunciata. A parte pochi furbastri – o profetici previdenti? – che si sono inventati rifugi in zone turistiche alpine, facendo il pieno di prenotazioni, tutti noi non ci siamo staccati dal consueto tran-tran di un fine anno “normale”. Certo, è stato normale fino a un certo punto: tredicesime divorate dall’IMU e dalle maxi-tasse di Monti & C., shopping fatalmente ridotto, vacanze tagliate. E a qualcuno è venuto anche in mente che forse i Maya avevano previsto proprio questo, una fine del nostro piccolo mondo vissuto per decenni al di sopra delle nostre possibilità, forse sulla pelle dei nostri figli e nipoti. In realtà con il 2012 un mondo è proprio finito. Catastrofe? Catarsi? Dipende dai punti di vista.
Scrivevo più sopra dei sassolini dalle scarpe. Niente di trascendentale, sennò non parlerei di sassolini. Però in questa fine del mondo di ieri, una consolazione la trovo: che saranno bruciati in una fiammata anche gli insopportabili privilegi di una Casta di parassiti che fino a pochi mesi fa pasteggiavano a caviale e champagne rimettendoci il conto senza arrossire. Gente che viaggiava in auto blu anche per andare dalla ganza, con tanto di lampeggiante. Ci avete fatto caso? Negli ultimi tempi, dopo qualche plateale gesto di insofferenza verso Lorsignori che sfrecciavano sulle autostrade con scorta ululante e lampeggiatori a tutta birra, erano quasi tutti spariti. Low profile, per evitare bucciate sul muso. E pazienza se il giudizio ha accomunato i tanti parassiti e i pochi che invece hanno lavorato con coscienza e senso di rispetto per il ruolo.
Un’altra consolazione? La catastrofe ha risolto i tanti nodi gordiani che ci hanno condizionato la vita: le decisioni non decise (a tutti i livelli: anche quello personale di non subire più la suocera scassapalle) il mutuo che ci strangolava, la bella del vicinato che ci sculettava davanti e ce la faceva annusare ma poi non ce la dava, i figli egoisti e i genitori a volte più egoisti di loro. Tutto sparito, tutto sanato. Come diceva Totò, A Livella, cioè la Signora con la falce, ha fatto giustizia.
Mi resta un dubbio, atroce: quello che invece possiate leggere queste righe. Vorrebbe dire che anche i Maya, persino loro, ci hanno preso in giro; che non c’è stata nessuna catastrofe, e che ci toccherà continuare.
Orrido pensiero: dovremo affrontare altre primarie politiche, altri tormentoni televisivi, altre tasse, forse un altro Monti con tutto quello che ne consegue, o un’alternativa ancora peggiore. Così io, mentre scrivo, credo che alla fine sarebbe meglio la profezia dei Maya. Punto e a capo. Sapendo che alla fine la vera saggezza è, purtroppo, nel famoso detto partenopeo:
Chi nasce poveriello
o sfortunato
gli piovono cazzi in culo
anche se sta assettato.
Profezia dei Maya, se hai fallito anche tu, in che ci resta da sperare?
Comunque, a tutti tanti cari e rassegnati auguri.
Antonio Fulvi
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