Così il progetto Modimar di Noli per il relitto di Costa Concordia
Un bacino da assemblare in tempi velocissimi nella nuova darsena creata grazie alle vasche di colmata – Piazzali per i materiali di demolizione e per i mezzi operativi – I dubbi
PIOMBINO – Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ci crede: a Piombino più prudentemente ci sperano: ma certo che i dubbi sull’operazione “Costa Concordia” aumentano ogni settimana che passa. Non solo e non tanto per i ritardi – si parla di un anno dalla data iniziale del rigalleggiamento, che era il prossimo marzo – ma anche e specialmente perché intorno all’operazione, a chi ci sta lavorando, e specialmente al porto di destinazione del relitto – ammesso che torni a galleggiare – c’è nebbia fitta.
Piombino peraltro ci spera ancora. [hidepost]Ed ha presentato anche, sia a Costa che alla Regione Toscana, un dettagliato progetto per realizzare a tempo di record una specie di bacino provvisorio che potrebbe ospitare il relitto fino al suo smantellamento. E’ un progetto riservato, sul quale lo stesso presidente della Port Authority Luciano Guerrieri non si sbottona.
Però qualche falla sulla riservatezza c’è già stata: e si sa che il progetto tecnico è stato firmato da Modimar, la società di ingegneria marittima e idraulica del professor Alberto Noli (e soci) ordinario di costruzioni marittime alla Sapienza di Roma, in collaborazione con i tecnici dell’Autorità portuale di Piombino. Il progetto parte dall’articolazione del nuovo piano regolatore del porto di Piombino, la dove sono disegnate le vasche di colmata per raccogliere i fanghi degli escavi (dovevano anche accogliere i famosi fanghi di Napoli della bonifica di Bagnoli: non se n’è più fatto di niente ma probabilmente ricorrerà a quelle vasche anche Livorno per i prossimi escavi), con la prevista nascita di una grande darsena con fondali che sfioreranno i 20 metri. Ed è proprio in questa darsena (in primo piano nel rendering che pubblichiamo in 1° pagina) che dovrebbe essere ubicato il relitto da smantellare. Secondo il progetto di Modimar, il relitto – tenuto a galla dai cassoni che stanno arrivando a Livorno al terminal Lucarelli per essere poi trasferiti al Giglio – dovrebbe essere ormeggiato a uno dei lati della darsena: tutto intorno gli verrebbe creato in tempi rapidissimi un bacino provvisorio di contenimento – probabilmente in prefabbricati d’acciaio da montare poi sul posto – che procederebbe di pari passo all’avvio dello smantellamento stesso del relitto. In sostanza, il bacino nascerebbe mentre già si comincerebbero a smantellare in galleggiamento del relitto le sue sovrastrutture: alleggerendo l’insieme e guadagnando tempo per lo svuotamento dall’acqua del bacino per poter poi procedere alla demolizione anche dell’opera viva. I piazzali a fianco della darsena sarebbero più che sufficienti sia per la movimentazione dei mezzi – si tratta di portar via complessivamente più di 50 mila tonnellate di metalli e arredi vari – sia per gli eventuali “stivaggi” provvisori del risultato delle demolizioni.
Ovviamente si tratta di un’operazione più che ardita, che rappresenterebbe un qualcosa di totalmente nuovo sul piano tecnico e operativo; e che proprio per la sua unicità può presentare molte incognite. Forse troppe, secondo quanto sostengono le tante fonti critiche rispetto a un’operazione che ancora oggi sembra circondata dal mistero più profondo. In particolare su un elemento determinante come sono i tempi.
A.F.
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