L’anti-inchini: il pasticcio e i rimedi
LIVORNO – Insieme al protocollo per i nuovi radar del sistema VTS, a Firenze è stato anche avviato un processo di “protezione” anti-inchini delle coste dall’eccessivo avvicinamento delle grandi navi, in particolare la dove esistono aree sensibili come i parchi marini o i tratti di mare ad alta concentrazione di natanti.
[hidepost]Tutto bene: se non fosse che dall’accordo sono poi scaturite alcune ordinanze talmente restrittive – e poco realistiche – da doverle correggere con altre ordinanze nel giro di pochi giorni. Si dirà: nello scendere dal generale al particolare è giusto fare affinamenti. Ma l’impressione è che per cavalcare certe demagogie imperanti dell’ambientalismo più deteriore – tanto per essere chiari, quello che continua a chiedere spese iperboliche alla ricerca di fusti “tossici” che tossici non sono – si sia andati ben oltre il logico. Salvo poi fare imbarazzanti retromarce per non coprirsi di ridicolo: vedi la riduzione del divieto di avvicinarsi sul versante nord a Palmaiola (canale di Piombino) dalle iniziali 2 miglia a 0,7 miglia; e a nord di Pianosa (già salvaguardata da un precedente divieto di un miglio) il balletto di un nuovo divieto entro 2 miglia ridotto dopo pochi giorni a 0,7 miglia (quindi meno del precedente divieto). Idem, è stato necessario correggere dai divieti velleitari anche la navigazione lungo la costa elbana. Insomma al pasticcio fiorentino hanno dovuto mettere una pezza le ordinanze della Capitaneria di Portoferraio: non senza imbarazzi.
Il tutto dalla data del 12 novembre, ovvero dalla prossima settimana. E meno male, dobbiamo aggiungere, che ci sono le Capitanerie, ancora in grado di far capire a certa politica che la sicurezza in mare non si fa con ordini a capocchia.
Antonio Fulvi[/hidepost]