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Accordi di sistema per i porti italiani con un’autorità vigilante e sanzioni

Per valorizzare le vocazioni degli scali senza cedere alla semplificazione delle monoculture – Una rete interconnessa che punti al miglioramento della concorrenza senza guerre fratricide

Luciano Guerrieri

Nella discussione sulla “Spending Review” ma anche a cicli ricorrenti sulle proposte per la “riforma della riforma” si è spesso parlato di Autorità portuali da ridurre, da “sistemizzare”, da modificare. Per ora, più che altro, parole.

Oggi interviene sul tema, con una lucida analisi teorica (ma non solo teorica) il vicepresidente nazionale di Assoporti Luciano Guerrieri, presidente dell’Authority di Piombino e uno dei tre “saggi” che tutti i porti hanno nominato per la ricompattazione interna in Assoporti. Eccone il testo.

ROMA – La programmazione nazionale ed europea non può essere solo “container – dipendente”, pur con il dovuto riconoscimento dell’importanza di questo segmento del mercato. I dati diffusi in questi giorni da Assoporti sui traffici dei porti italiani “core” da un lato e dall’altro quelli dei porti della rete “comprehensive” dimostrano inequivocabilmente il peso che questi ultimi rappresentano nella logistica delle merci e nella mobilità dei passeggeri nel quadro del complessivo sistema portuale ed economico del nostro Paese.

[hidepost]Questo non significa che i porti siano “tutti uguali” e che non si possano fare scelte. Al contrario, proprio perché non sono tutti uguali ma rispondono a vocazioni e funzioni anche diverse una vera programmazione non deve trascurare alcune “componenti” del sistema ma rispondere ad una sua completezza. E’ in questo quadro organico e definito che possono e devono essere riconosciute priorità. Invece assistiamo ad analisi parziali, a convocazioni di parti del sistema ed esclusione di altre, a confusi tentativi di delineare nuovi assetti e forme di governance autoritativi che creano distorsioni nei giusti processi di buona programmazione sia nei confronti della concorrenza e delle esigenze di libero mercato.

Sarebbe importante riconoscere questi fatti e correggerli. L’Associazione dei Porti Italiani sta recuperando le proprie divisioni e come sempre cercherà di dare un contributo al quadro di criticità e di complessità che il nostro Paese ha di fronte.

Ritengo che le intelligenze e le competenze di cui Assoporti è dotata debbano acquisire fino in fondo il concetto che il gioco di squadra paga e che si debba finalmente dar luogo ad una proficua fase di costruzione del sistema e dei sottosistemi, avendo a cura l’efficiente e rapida realizzazione delle infrastrutture prioritarie necessarie per una crescita equilibrata del sistema economico del Paese e la tutela della coesione sociale e territoriale. In questo quadro vanno individuati i bottlenecks infrastrutturali e gestionali riferiti ai servizi, incluso il superamento delle problematiche di snellezza amministrativa, e si devono creare le condizioni per creare una rete in cui si determinano concreti avanzamenti competitivi in modo da rendere più economici e più efficienti i processi della nostra catena logistica rispetto a quelli della concorrenza.

E’ dunque necessario intensificare le relazioni tra i porti per costruire progetti condivisi, integrazione e coordinamento. Per fare questo però occorre credere in un nuovo approccio cooperativo ed essere conseguenti e coerenti. Viene in mente, quale esempio attinente, la “Teoria dei Giochi” ed in particolare la differenza tra l’equilibrio di Nash e l’ottimo di Pareto.

Come noto, Nash il matematico premio Nobel la cui storia ha ispirato il, film “A beautiful mind”, ha dimostrato che con certe condizioni esiste sempre una situazione di equilibrio, ma nessuno dei giocatori può migliorare il proprio risultato modificando solo la propria strategia ed è vincolato alle scelte degli altri. L’Equilibrio di Nash è, in estrema sintesi, la situazione in cui un gruppo si viene a trovare se ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé, cercando di massimizzare la propria utilità. Ma questa situazione di equilibrio non è detto che sia anche un ottimo di Pareto, ovvero che sia la soluzione migliore per tutti!

Dunque possono esistere altre strategie che portano a migliorare le utilità di alcuni senza ridurre le utilità di nessuno o addirittura aumentare il “guadagno” di tutti. La Teoria ci dice che è possibile ottenere il migliore risultato per il gruppo, ma a condizione che si adotti una cooperazione tra i “giocatori”. Ecco come i porti – a mio giudizio – dovrebbero comportarsi. Trattandosi di Autorità Pubbliche non dovrebbero esserci troppi problemi a concordare azioni di sistema utili per tutti. In ogni caso, sempre la Teoria, ci dice che in generale sarebbe necessario un “accordo vincolante” tra i soggetti, quindi una “istituzione” che vigili su tale accordo ed una “sanzione” verso chi non lo rispetta. E’ utopistico pensare che i porti/Autorità Portuali siano in grado di fare questo passo? Forse, ma di sicuro sarebbe opportuno provare con spirito aperto.

Luciano Guerrieri

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Pubblicato il
11 Luglio 2012

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