Tre sfide per Federico il duro

Federico Barbera
LIVORNO – Gli piacciono, evidentemente, le sfide difficili. O comunque, se anche non è lui a scegliersele, gliele buttano tra le braccia. Se sono amici, sperando che le risolva; se sono nemici (magari travestiti da supporter) sperando che ci si bruci. Comunque sia, da quando Federico Barbera – detto il duro – è impegnato sul porto di Livorno, l’ho visto con decine di patate bollenti in mano. S’è scottato? Certo, la disfida per la segreteria generale dell’Autorità portuale l’ha persa, ma perchè Giuliano Gallanti s’è impuntato per un profilo ministeriale malgrado le insistenze locali. Però è stata una sconfitta che l’ha portato al posto di comando dell’Interporto “Vespucci”, dove dovrà salire alla fine del mese. Altra scottatura in vista? Speriamo di no: l’Interporto è una brutta bestia, macina quattrini che non ha e trovarli di questi tempi non è facile. Ma che gli abbiano messo il cerino in mano è significativo: ci si giocano sopra milioni di euro e centinaia di posti di lavoro. Auguri.
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Un’altra sfida che Barbera s’è preso – oltre alla fatica di far uscire dalla palude il TCO, il Terminal Calata Orlando che con la crisi generale delle piastrelle non se l’è certo passata bene – è quella dell’Agelp ovvero dell’agenzia del lavoro portuale interinale. E’ una specie di ircocervo, o se preferite di quadrato rotondo: una creatura ibrida che dovrebbe dar lavoro ai 64 iscritti nei ruoli per operare in banchina a supporto dei portuali e che invece ogni giorno rischia di mandare tutti a far la fame, compresi i nuovi assunti che gli sono stati scaricati addosso dalla Compagnia portuali. L’Agelp così com’è rischia di morire precocemente. Martedì scorso s’è riunito il consiglio direttivo e Barbera – è al timone anche di questa Srl – l’ha detto chiaramente: o si “deportualizza”, cioè si riduce il peso che vi ha la Compagnia portuale, o s’affonda. La soluzione è stata proposta da tempo: far entrare nella società i terminalisti più importanti, in modo che possano utilizzare la manodopera anche per conto e interesse loro. Ma per farlo, in costi dell’Agelp – e dei suoi singoli lavoratori – vanno rivisti e ridotti, con una “spending review” non solo a parole ma a fatti. Una bella sfida: nella quale Federico Barbera sta facendosi le ossa per quella che l’aspetta al “Vespucci”. Dove peraltro non avrà solo da trovar nuovi soci e nuovi fondi, ma dovrà anche guardarsi le spalle dagli amici e da chi ce l’ha mandato; magari con il noto e velenoso viatico: “vai avanti tu che a noi ci vien da ridere”. Di nuovo, auguri.
Antonio Fulvi
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