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E la Toscana vara l’Authority piccoli porti

Enrico Rossi

FIRENZE – Se ne parla ciclicamente, con una accelerazione negli ultimi tempi legata all’approvazione del progetto in consiglio regionale martedì scorso. E’ la decisione di creare una Authority della Regione Toscana per i porti minori, che avrà sede a Viareggio e dovrà occuparsi anche di altri tre porti che non rientrano nell’elenco di quelli nazionali: Giglio, Porto Santo Stefano e Marina di Campo. La legge, si legge nel testo, si impegna tra l’altro “ad attribuire entro un anno dall’attuazione del federalismo demaniale, i beni del demanio portuale e a ridefinire i confini delle aree soggette all’Autorità escludendo quelle di non specifica pertinenza”.

Fatta la legge, adesso bisogna fare l’Autorità: il che non si profila facile e nemmeno molto veloce. Intanto i tempi: ci si prende un anno per ridefinire i confini. Ma quello che sembra generare ancora più perplessità è la struttura burocratica della stessa Authority, così almeno come si intravede dalle bozze di regolamento che circolano: e che lungi dal mettere in mano l’Authority stessa a un team tecnico – trattandosi di un organo di gestione dei porti – affiderebbe la presidenza al presidente della Regione Toscana, la segreteria generale a un dirigente apicale della Regione, e costituirebbe poi una specie di consiglio plenario “imbarcandovi” i sindaci delle località interessate, i dirigenti dei comuni e poco altro.

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Insomma: una specie di piccolo parlamento, con tutte le complicazioni, i tempi e le non sempre adeguate qualificazioni professionali necessarie a far qualcosa di agile, decisionale e produttivo. Tanto che i più critici ritengono che si tratti alla fine di una nuova sovrastruttura politica con la testa a Firenze e i piedi da tenere a mollo in particolare a Viareggio, specie d’estate quando la Versilia è chiaramente più vivibile dell’arroventata Firenze.

Solo malignità? Speriamo di si. Anche perché in tempi di semplificazione, di “spending review” con la programmata semplificazione delle sovrastrutture burocratiche e la concentrazione dei grandi porti in un numero ridotto delle loro Authorities, la nascita di un nuovo centro di potere e di burocrazia può sembrare un controsenso. E di questi controsensi nessuno ne ha proprio bisogno.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
19 Maggio 2012

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