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La nautica e le cifre della crisi

Calano immatricolazioni e patenti, ma rimane la sete di posti barca a prezzi ragionevoli – Autorizzazioni nella “matrioska” delle norme

LIVORNO – La nautica è nella crisi più dura della sua storia. Eppure c’è ancora chi – appassionato, incosciente o tutt’e due – immatricola barche e cerca un posto dove poterle tenere. E la Toscana si scopre con una non esaurita sete di posti barca, in una realtà nazionale in cui figura tra le prime regioni a vocazione nautica.

Se n’è parlato nella sede della Confindustria livornese per iniziativa dell’Ance Toscana (l’associazione dei costruttori edili), in un incontro a tema su pianificazione urbanistica e sul sistema dei porti turistici “tra sviluppo e tutela del territorio”.


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Tante le analisi, anche approfondite: dall’Unioncamere di Commercio (Riccardo Perugi su economia locale e filiera nautica) del Consiglio superiore dei Lavori pubblici (presidente Francesco Karrer, legislazione nazionale e regionale) e Regione Toscana (Anna Marson assessore all’urbanistica). Con una sintesi conclusiva, che è stata sottolineata anche dall’intervento tecnico-giuridico dell’architetto Stefania Maria Remia, direzione politiche territoriali della Regione Toscana: siamo inchiodati a un sistema farraginoso e non più adeguato di normative che scoraggiano ogni investimento privato nel settore: un sistema che Luciano Pallini (Centro studi Ance Toscana) ha bollato come di “matrioske di pianificazione”, dove le leggi si sovrappongono e a volte si elidono, e rendono difficile, a volte pressoché impossibile, il processo di investimenti privati nel comparto della portualità nautica.

Analisi condivisa da tutti gli interventi, sia pure con qualche sfumatura. E’ sulle terapie che si è molto teorizzato, ma presi pochi impegni concreti. Occorre rifondare i processi autorizzativi – è stato detto anche dai portavoce delle istituzioni – concentrando le valutazioni in pochi atti e in tempi certi. Perché malgrado la profonda crisi del comparto, la Toscana (come peraltro buona parte delle regioni che si affacciano sull’acqua) ha ancora sete di posti barca: e i posti barca, in strutture adatte e a prezzi accettabili, sono un potente volano per l’economia costiera, con moltiplicatori di punta sia per i posti di lavoro che per il reddito.

Le cifre confermano una situazione in caduta libera per il comparto, anche se non mancano gli elementi in controtendenza. Secondo il centro studi dell’Ance Toscana (referente il già citato Luciano Pallini) lo stipulato del leasing nautico in Toscana è passato dal picco di 2.587 milioni di euro nel 2007 a soli 876 milioni nel 2010, ultimo anno disponibile. Le immatricolazioni di barche sono cadute nello stesso periodo da 1.788 a 796 (saldo tra iscrizioni e cancellazioni). Le patenti nautiche rilasciate sono state (picco) 20.961 nel 2003, sono precipitate a 16.534 nel 2009 e leggermente risalite nel 2010 a 17.318. In Toscana nel 2010 sono state immatricolate ex novo 11.304 imbarcazioni (+43,4% rispetto al 2001). Tra le regioni marittime, solo la Liguria ha fatto meglio con 20.113 immatricolazioni (ma in percentuale l’aumento è stato solo dell’11,5%). La Toscana vede in testa per le immatricolazioni la provincia di Livorno per le imbarcazioni a motore, 3.630 contro le 3.406 di Viareggio, che però prevale per le grandi vele (48 contro 22 di Livorno). Il totale delle patenti nautiche rilasciate ed oggi valide vede in testa la Liguria con 94.018 documenti, seguita da Campania con 77.427 e da Lazio con 67.305. La Toscana è solo quarta con 49.467 patenti (tutti dati del 2009). Contro queste cifre, in particolare quelle relative alle immatricolazioni, i posti barca non tengono il passo: in Toscana dal 2001 al 2010 si è passati da 15.375 a 17.668 posti (+14,9%) contro il 22% della Campania e il 33,2% della Sardegna. Nell’indice della qualità dei porti turistici Liguria e Toscana sono ad armi pari (indice 9,6) al massimo nazionale (media Italia 9,1). Ma i porti toscani sono anche mediamente più cari, con cifre annue che vanno per una barca di 10 metri da 1.288 euro in spiaggia attrezzata a 2.104 in un porto turistico. Infine: che cosa chiedono i diportisti in tutta Italia? In primo luogo e in assoluto, più posti barca. E qual è il profilo socio-demografico dei diportisti? La maggioranza ha tra 56 e 65 anni (28,1%), appartiene alla categoria dei liberi professionisti (31%), seguita da quella dei pensionati (24,9%), ha una laurea (45,7%), abitazione in proprietà (91,9%), figli (85,5%) e un livello socio economico medio (56,2%) seguito da quello alto (27,5%).

Ci sono ancora dati importanti nell’analisi del comparto nautico nazionale. I sistemi territoriali, per esempio: sia per la costruzione che per la riparazione e il noleggio, Liguria, Toscana, Sardegna e in Adriatico Romagna e Veneto sono i principali referenti. Infine: in totale in Italia sono in costruzione 29.460 posti barca entro 5/10 anni con il massimo in Sicilia (11.930) seguita dal Lazio (7.380), la Liguria (6.450) la Campania (5.990) e la Toscana (4.700).

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Pubblicato il
29 Febbraio 2012

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