Gas LNG come fuel per le navi?
GENOVA – Il Libro Bianco dei Trasporti – scrive nel suo blog Decio Lucano – prevede la revisione della Direttiva sulla quantità di zolfo dei combustibili per uso marittimo (dallo 0,5 allo 0,1 per cento) e le possibili azioni per la riduzione delle emissioni dei gas serra derivanti dal trasporto marittimo promuovendo energie rinnovabili e bio-combustibili.
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Una sfida per identificare e sviluppare un trasporto marittimo (ancora) più sostenibile e con il minore impatto possibile sull’ambiente che rappresenta una priorità per il legislatore europeo. Buona parte di questo dibattito riguarda il carburante del futuro e/o soluzioni tecnologiche che riducano al minimo l’utilizzo ossia la dipendenza da carburante/i, la cui composizione e/o prezzo, hanno un impatto notevole sulle scelte economiche delle aziende. Sembra che il combustibile attuale sia difficile da “cambiare”, che non ci sono abbastanza raffinerie o che quelle che ci sono non sono adatte per assicurare per esempio un combustibile con percentuale di zolfo adeguato a rispettare i limiti proposti nella revisione della Direttiva (basata a sua volta su valori stabiliti all’IMO). Che fare? La proposta è passare al combustibile LNG – Liquified Natural Gas. Chi è uno dei maggiori produttori? La Norvegia che sta investendo anche molti fondi pubblici – in partnership con aziende internazionali – per lo sviluppo delle navi del futuro e le relative tecnologie necessarie come ad esempio i motori LNG (il Det Norske Veritas è all’avanguardia nella progettazione e realizzazione di propulsione dualfuel e LNG). Gli scandinavi fanno pressing e lobbying sulla rete infrastrutturale in Europa con il sostegno dei fondi delle Reti Trans-Europee di Trasporti. Non dimentichiamoci che il problema dell’acidità solforica è congenito e monitorato nel Mar Baltico. Tutto questo è già in atto, potrà beneficiarne anche l’Italia? A Bruxelles si discute dell’Adriatico come di un’altra possibile area “protetta” in cui applicare i limiti sul tenore di zolfo dei combustibili. Adriatico dunque come Baltico?
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