Grandi navi, primi divieti la Cina blocca le Valemax
Le enormi rinfusiere brasiliane non potranno entrare negli scali cinesi – E si allargano dibattito e timori anche alle porta-containers e alle navi da crociera
SHANGHAI – Le grandi e grandissime navi cominciano a subire le prime limitazioni d’impiego. E comincia proprio la Cina, che fino a ieri sembrava lanciata verso il gigantismo navale a sostegno dei propri traffici marittimi.
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Per il momento la notizia è che il ministro dei trasporti di Pechino ha annunciato ufficialmente il veto all’accesso nei porti della Cina alle maxi-navi rinfusiere. Un provvedimento che Pechino ha giustificato sia con motivazioni di sicurezza, sia in difesa dell’armamento di bandiera, che non può competere con i giganti messi in acqua di recente da alcune delle più grandi compagnie rinfusiere occidentali. Nel mirino sembra essere la brasiliana Vale, che ha messo di recente in servizio ben tredici unità giganti (costate 110 milioni di dollari l’una) con una coperta grande come tre campi di calcio e tutte destinate al trasporto di minerale di ferro per i paesi che ne consumano di più, Cina in testa, che oggi assorbe quasi la metà della produzione mondiale. Queste navi Valemax hanno una capacità di carico di 400 mila tonnellate di minerale, circa tre volte quanto caricano le navi cinesi più grandi. Da qui lo stop.
Per la compagnia brasiliana si tratta di un salasso pesantissimo, che avrà probabilmente conseguenze anche sui suoi piani di investimento prossimi: per di più Vale ha ancora in costruzione o in ordine almeno un’altra ventina di questi giganti, che troveranno in futuro difficile applicazione. La contromisura di Vale sembra al momento quella di attivare degli “hub” in Filippine e in Malaysia dove scaricare il minerale dalle Valemax e trasferirlo quindi in Cina con più piccoli feeder.
La mossa della Cina potrebbe innescare inoltre – e questo è il timore degli analisti – analoghe problematiche su altri tipi di navi giganti, comprese le super-fullcontainers da 15 mila e più Teu’s, che in teoria potrebbero porre problemi analoghi – se non maggiori – ai porti di accesso sia sul piano della sicurezza che su quello ambientale. Il dibattito è appena iniziato, ed ha avuto una ulteriore accentuazione dopo il disastro della “Costa Concordia”, allargandosi anche alle problematiche delle grandi unità da crociera che con 4 mila e oltre persone a bordo pongono problemi considerati quasi insolubili di sicurezza in casi (che si è visto non sono impossibili) di naufragio.
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