Unioncamere sotto attacco dalle Camere?
ROMA – C’è anche chi, nella (quasi) forsennata corsa a rivoltare come un calzino il povero Stivale, ha proposto di abolire le Camere di Commercio, conferendone le funzioni ai Comuni e alle Regioni. Risulta in particolare che un gruppetto di parlamentari piemontesi, capitanati dall’onorevole Corsetto, nel tentativo di evitare l’abolizione della Provincia abbia spinto e stia spingendo proprio in questa direzione.
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Bene (anzi: male). Siamo abituati alle proposte più bislacche dei parlamentari e anche a volte del Parlamento. Ma per fortuna sembra che al governo la pensino in altro modo, ed anzi il ministro Passera abbia semmai l’idea di avocare direttamente in suoi uffici il riferimento operativo e giuridico delle Camere di Commercio, svuotando – o riducendo – il ruolo di Unioncamere. Un dettaglio che può dare qualche idea sull’indirizzo del governo: di recente, come abbiamo pubblicato anche su queste colonne, è stato cancellato per legge il ruolo dei mediatori marittimi; ma le autorizzazioni ad operare sono state conferite (e confermate) alle Camere di Commercio.
Dicevo di Unioncamere. Che è un’istituzione verticistica nata per legge, ma cui la stessa legge istitutiva non sembra aver conferito specifiche funzioni, che quindi lei stessa cerca di crearsi ruoli e spazi. A giugno ci saranno tra l’altro gli stati generali per la nomina del nuovo presidente e dei nuovi vertici. Dicono che l’attuale presidente Dardanello sia papabile al rinnovo, ma non sarà un’operazione facile, per vari motivi (e qui, è meglio precisarlo, sto raccogliendo le varie bordate di gossip che circolano sul tema). Il primo è che le stesse Camere di Commercio non sembrano particolarmente tenere – almeno la loro maggioranza – verso la etero-direzione romana, che costa parecchio ma non renderebbe altrettanto. Molte Camere, specie le più forti, gradirebbero essere più autonome, e semmai riferirsi direttamente al ministero. Altra scuola di pensiero, è quella di mantenere Unioncamere ma “alleggerirla” sia di struttura che di funzioni: una specie di fondazione insomma, che non disturbi il manovratore delle singole Camere. Qualcuno ironizza: la rivolta dei figli contro la madre. Oppure: tu quoque Brute, fili mi?
Come si vede, c’è di tutto e di più. Anche se se ne parla poco sui giornali – da tutt’altre cose distratti – il dibattito è in corso. E non è del tutto escluso che dal cilindro del governo Monti, tra privatizzazioni “briciola” (come i taxi e gli orari delle farmacie) e grandi progetti costantemente rinviati di abolizioni “pesanti” (provincia et similia) possa a un certo punto spuntare anche il coniglio delle Camere di Commercio o di Unioncamere. Si propone di prestare attenzione, come dice Ferrara dal suo Radio Londra televisivo.
Antonio Fulvi
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