Povera nautica! patente a punti e “patentini”…
ROMA – La nautica da diporto nell’occhio del ciclone. Non è bastata la recente “stangata” imposta dal governo Monti con la tassa di stazionamento sulle barche immatricolate – che sembra produrrà più che un gettito una fuga indifferenziata verso coste straniere meno “esose” – ed ecco che il Parlamento ci sta mettendo del suo.
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Con un voto pressoché unanime, la Camera ha di recente approvato l’estensione del criterio della patente a punti anche alla nautica; e già che c’era, con lo stesso provvedimento ha proposto la creazione di un “patentino” nautico per la condotta di natanti con motorizzazione sotto i 40 cv, quelli che oggi sono totalmente esenti.
Sia chiaro: formalmente parlando, sia la patente nautica a punti sia il patentino per le piccole potenze hanno un riferimento a situazioni già esistenti sulla strada. Il patentino infatti è oggi richiesto anche per la condotta degli scooter sotto i 50 cc, che possono essere equiparati sotto certi aspetti ai mini-fuoribodo. Il problema è che paragonare la condotta di un mezzo nautico, in mare dove non ci sono né strade né segnali, a quella di un ciclomotore, che opera nel pieno del traffico stradale (e quasi sempre il più congestionato, quello urbano) è almeno semplicistico.
Altrettanto semplicistico infine è stabilire norme che hanno poi applicazione concreta almeno problematica. Oggi non esiste in Italia nemmeno un elenco nominale delle patenti nautiche, per cui ogni Capitaneria sa a malapena quelle che ha rilasciato (idem per le Motorizzazioni). Con il patentino dovrebbe essere creato un apposito archivio, da gestire (forse) attraverso un organo simile al PRA, al quale iscrivere tutto coloro che il patentino andranno ad ottenere. Un lavoro che sembra immane, a fronte di quello del semplice catalogare le patenti già esistenti, e che non è stato ancora possibile realizzare. Senza considerare l’effetto deterrente che il patentino creerà nel mercato delle piccole e piccolissime barche, già depresso a livelli record.
E la patente a punti? In una intervista al Salone Nautico di Genova, il comandante generale delle Capitanerie di Porto ammiraglio Marco Brusco, la giudicò un’idea balzana, non avendo le Capitanerie – né altri corpi dello Stato – gli strumenti per controllare i patentati e le eventuali infrazioni da sanzionare. Non siamo sulle strade, dove basta postarsi per valutare con gli strumenti velocità, eccetera: in mare si finirà per colpire solo all’ingresso e all’uscita dai porti, dove statisticamente si verificano i minori problemi.
Ma tant’è, la politica ha voluto metterci ancora una volta bocca. E i risultati, a quanto sembra, non sono migliori del solito.
Il provvedimento adesso dovrà passare al Senato. Con la speranza che qualcuno si accorga che al Paese non occorrono altre grida manzoniane, ma un po’ più di realismo.
Antonio Fulvi
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