Sui veleni un bidone tra i bidoni?
LIVORNO – Alla fine c’è il sospetto che l’intera faccenda dei bidoni di solventi finiti in mare per la rottura delle rizze sul traghetto “Eurocargo Venezia” durante la furibonda tempesta del 17 dicembre, finisca in un …bidone. Dove le legittime preoccupazioni per un carico potenzialmente pericoloso, sia pure a venti miglia dalla costa e in una fossa di 600 metri di profondità, s’intrecciano con qualche tentativo di “vendetta” nei confronti della società armatrice Grimaldi: colpevole quest’ultima forse qualcuno il collegamento l’ha colto – di aver abbandonato la Cilp a favore del terminal privato Sintermar.
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Certo che a pensar male si fa peccato: però – lo diceva un maitre à penser come Giulio Andreotti – molte volte s’azzecca. Perché non si è mai vista una mobilitazione di partitini e partitelli politici come in questo caso: con proposte addirittura più che singolari, come un consiglio comunale da fare a bordo della nave che ha perso il carico “per verificarne le condizioni di sicurezza”: Insomma, un consiglio comunale che faccia le veci del RINa non s’era mai sentito dire.
Intendiamoci: i 224 bidoni finiti in mare per la rottura delle rizze dei due semirimorchi in coperta all’”Eurocargo Venezia” rappresentano un evento straordinario che non fa certo piacere: e che comunque l’armatore ha correttamente segnalato all’arrivo, con la non secondaria soddisfazione di aver visto salvarsi la nave da una burrasca da tutti riconosciuta come eccezionale. Capitaneria di porto, Guardia Costiera, Arpat e istituti vari stanno facendo il loro lavoro, insieme alla magistratura. Forse oggi sarebbe il caso di non interferire, di non intorbidare le acque, di non sollecitare assurde “autodafè” né ipotizzare tragedie. Ci sarà tempo, una volta chiarite le cose, di giudicare ed eventualmente di condannare. Ma adesso, la cosa migliore sarebbe di non disturbare il manovratore, visto che fa bene il suo lavoro e non ha sospetti di cercare vendette.
A.F.
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