Sei milioni di containers nelle ipotesi sui porti NAPA
Il sistema del nord Adriatico strategico nello sviluppo del corridoio Baltico – La visione nel decreto “Salva Italia” del governo Monti
BRUXELLES – Continua il dibattito, di stretta attualità europea, sul corridoio Baltico. I porti sono punti privilegiati di intermediazione delle merci da e per l’Europa. Ed è ovvio, ma la sorpresa è che gli scali dell’Alto Adriatico avrebbero la possibilità, nei prossimi anni, di arrivare a intermediare almeno 6 milioni di container con una crescita del 348%. Lo sostiene lo studio presentato al Parlamento Europeo da MDS Transmodal (società inglese di consulenza leader europeo nei trasporti) in occasione della conferenza “Baltic Adriatic Corridor connecting Europe and beyond”.
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Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi teoriche perché l’intero Mediterraneo occidentale oggi non supera questi quantitativi.
Lo studio afferma anche – sottolinea una nota del NAPA – che il mercato contendibile dai porti NAPA (North Adriatic Ports Association tra gli scali di Venezia, Trieste, Ravenna, Capodistria e Fiume) è proprio quello che il corridoio Adriatico-Baltico attraversa, coinvolgendo anche la Lombardia e la Baviera e il Baden-Wuttenberg.
Un traguardo alla portata dei porti NAPA che – dice la nota – godono della migliore localizzazione geografica per connettere le economie e i mercati emergenti dell’estremo oriente con l’Europa e un contributo all’attuazione della strategia europea in materia di trasporti sostenibili e di crescita economica contenuta nella proposta della Commissione “Connecting Europe Facility”. Una proposta che prevede espressamente che i porti del Nord Adriatico implementino i propri progetti di sviluppo e le loro connessioni ferroviarie per costituire uno dei punti di accesso dell’Europa con il resto del mondo.
La decisione che inserisce l’Italia ed i porti del Nord Adriatico tra le priorità europee dovrà però essere difesa dal Governo italiano nei prossimi mesi anche in sede di Parlamento e Consiglio Europeo di fronte anche ai porti del Northern range (Anversa, Amburgo, Rotterdam) che contestano la decisione della Commissione di avere un’alimentazione più bilanciata fra Nord e Sud Europa delle merci provenienti soprattutto dal Far East.
Essere dentro alla lista prioritaria significa infatti aver accesso ai finanziamenti Europei e agli altri strumenti messi a disposizione dalla BEI come lo strumento di garanzia o i project bond.
Il Governo italiano ha abbracciato questa visione con il “Decreto salva Italia” – afferma l’associazione NAPA – che identifica quali superpriorità per lo sviluppo infrasttrutturale per il Paese proprio i terminali portuali selezionati dalla stessa Europa (rif. articolo 41 comma II cit: promuovere la realizzazione (…) di opere di infrastrutturazione ferroviaria metropolitana e di sviluppo ed ampliamento dei porti (…) inerenti i porti nazionali appartenenti alla rete strategica transeuropea di trasporto essenziale, CORE TEN-T NETWORK) e consente alle Autorità Portuali (art. 46) di “costituire sistemi logistici, attraverso atti d’intesa e di coordinamento con le regioni, le province ed i comuni interessati nonché con i gestori delle infrastrutture ferroviarie”.
Si tratta di una identità di visione tra il nostro Paese e l’Europa che può solo favorire la crescita e lo sviluppo coerente del mercato italiano ed europeo.
Fornire quindi sostegno alla realizzazione del Corridoio Adriatico-Baltico – che prevede quali terminali a mare proprio i porti NAPA – risponde ovviamente all’interesse delle regioni e degli Stati membri interessati – Italia e Slovenia oggi, Croazia a breve; ma risponde anche all’interesse europeo di sfruttare al meglio i punti di alimentazione e connessione del proprio mercato con quello globale.
Il problema rimane quello – a doppia testa – dei tempi brevi e dei finanziamenti: questi ultimi tuttavia non irrealistici se si innescassero le normative per facilitare il project financing con i privati europei e i grandi gruppi terminalisti mondiali.
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