“Porto dei porti” libro di foto di Angelica
LIVORNO – Si chiama “Il porto dei porti” e mette insieme foto spettacolari di Luigi Angelica. A seguito del successo riscosso dalla pubblicazione di due precedenti volumi, ecco il terzo dedicato al Porto di Livorno. I volumi intendono offrire un ritratto evocativo di uno dei Comuni più magnetici d’Italia, quale è quello di Livorno, sospeso tra terra e mare per rendere merito alla città e al mare “delle meraviglie” che le foto di Luigi Angelica riescono a suscitare.
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Un racconto per frammenti che contribuisca a ridefinire, a sovvertire la matrice visiva di un luogo a lungo frequentato. Una visione restituita dei luoghi, quella di Luigi Angelica.
Sul filo della evocazione e della contemporaneità, il Porto dei Porti è il porto di Livorno che fin dal titolo rivela le molteplici valenze culturali restituite con singolare maestria da Luigi Angelica in immagini cariche di intensa poesia. La narrazione affronta le variegate attività portuali, dalle partenze agli sbarchi di uomini e di mercanzie, offrendo uno spaccato a pieno campo delle strutture architettoniche, ricettive e tecnologiche, temi tradotti in una sintesi plastica, cromatica e atmosferica in cui l’uomo, spesso nascosto, emerge in primo piano come fiero protagonista della scena. Il Porto si fa come il trasfigurato interprete delle istanze poetiche dell’autore, mentre le imbarcazioni sono soggetti privilegiati al pari delle acque antistanti i moli degli attracchi. Del resto al mare Livorno è debitrice: fu l’obiettivo a lungo perseguito dalla politica espansionistica di Firenze, per il Ducato mediceo (Granducato nel 1569) e Livorno rappresentò lo sbocco naturale dello sviluppo economico. Nel 1575 si decise di costruire una città in funzione del porto.
Le torri del Fanale e del Marzocco, la Chiesa di san Ferdinando, prospicienti il porto, fissano la memoria dell’arrivo e della partenza in un simbolico abbraccio di addio verso un lontano, un altrove ignoto, tra prospettiche vie ben delimitate, o di accoglienza offerto da una città segnata dalla presenza di una plurisecolare mescolanza di genti. Non è proprio usuale che del lavoro dell’uomo si restituisca la positiva essenza. Senza retorica, attraverso un linguaggio essenziale Luigi Angelica affida al lirismo evocativo immagini dense di suggestioni e di intensità rappresentativa dell’opera quotidiana di quanti operano nello scalo livornese. Al di là delle atmosferiche luminosità di acque e di cieli, eco del naturalismo di matrice figurativa della scuola labronica, e delle essenziali soluzioni formali e delle contrastanti vivacità cromatiche, memori della lezione lessicale delle avanguardie del Novecento, Luigi Angelica offre una visione del porto innovativa. Egli si fa sapiente interprete delle istanze dell’uomo: cose e persone si fondono con la natura proiettando il porto di Livorno in una universale aspirazione di libertà.
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