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Il super-ministro Passera: “sviluppo e posti di lavoro”

Il titolare delle Infrastrutture, Trasporti e Sviluppo punta a scongelare gli investimenti che creano occupazione – Il ponte di Messina? Non è il momento di parlarne

Corrado Passera

ROMA – Mario Monti ha fatto il suo governo tecnico. E come da promesse, non ha imbarcato alcun politico, privilegiando esperti dei vari rami dell’economia ed espressioni del mondo universitario. Da due giorni i nomi dei nuovi ministri sono il tema dei commenti sui media nazionali e internazionali. Ripetiamoli in sintesi: Mario Monti (presidente del consiglio, delega all’Economia), Antonio Catricalà (sottosegretario alla presidenza del consiglio), Corrado Passera (Infrastrutture e Sviluppo), Anna Maria Cancellieri (Interni), Paola Severino (Giustizia), Elsa Fornero (Lavoro), Giulio Terdi di Sant’Agata (Esteri), Renato Balduzzi (Salute), Francesco Profumo (Istruzione), Corrado Clini (Ambiente), Fabrizio Barca (Coesione territoriale), Enzo Moavero Milanesi (Affari europei), Andrea Riccardi (Cooperazione internazionale), Giampaolo Di Paola (Difesa), Mario Catania (Agricoltura), Lorenzo Ornaghi (Beni culturali), Piero Gnudi (Turismo e Sport), Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento).

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I ministri sono calati a 18 (compresi quelli senza portafogli); ci sono tre donne tra cui la prima “ministra” alla Giustizia, un ammiraglio in carica (Di Paola), nove professori universitari e alle Infrastrutture un super-ministro, il risanatore delle Poste Corrado Passera, che ha accettato solo dopo aver puntato i piedi ed averla avuta vinta (gli avevano offerto solo lo sviluppo, ha chiesto e ottenuto anche le Infrastrutture e Trasporti).

Su Corrado Passera – peraltro nome evocativo delle berlusconate: e si sono sprecate le battute satiriche anche sui quotidiani più seri, della serie: “Anche nel governo Berlusconi era preminente la passera” – puntano molto sia gli armatori sia il cluster marittimo, dopo anni di ingessatura dovuta ai tanti “niet” di Tremonti. Il neo-ministro, banchiere di 57 anni ex ad di Intesa San Paolo e autore del “miracolo italiano” di aver risanato il carrozzone delle Poste (l’ha ripulito di 20 mila addetti di troppo e fatta diventare una banca parallela) sa di avere alle spalle uno dei dicasteri più strategici e insieme più strapazzati dal precedente governo. Significativa la sua dichiarazione; “Non sono un superministro, stiamo già lavorando tutti insieme con una parola d’ordine: sviluppo sostenibile e posti di lavoro”. Gli hanno chiesto, a botta calda, del ponte di Messina, tanto per cominciare con i trabocchetti: se l’è cavata con un “E’ troppo presto per parlarne”. Lo dicono decisionista, formazione internazionale accentuata, capace di giochi di squadra ma specie se la squadra la guida lui, poco portato agli infiniti balletti di mediazione che la politica e i sindacati hanno imposto anche al governo Berlusconi.

Adesso, rimane solo la prova dei fatti e la dimostrazione che “il governo dei professori” saprà fare il miracolo. Davvero, viene da chiedersi (ovviamente sperando): ce la faranno i nostri eroi?

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Pubblicato il
19 Novembre 2011

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