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Grimaldi cresce ancora a Livorno ma chiede flessibilità e rispetto

Previsto il raddoppio degli accosti in due anni e lo sviluppo del “ponte” tra Ovest ed Est del Mediterraneo – Soddisfatti dell’attuale terminal, ma preoccupa la conflittualità in difesa delle rendite di posizione – Le offerte da altri scali

"Eurocargo Alexandria" una delle nuove unità Grimaldi costruite in Corea.


Costantino Baldissara

LIVORNO – Oltre 500 milioni di euro investiti in nuove navi – traghetti e ro/ro – su tipologie che si sono dimostrate non solo vincenti ma in molti aspetti addirittura rivoluzionarie; una continua espansione che riguarda le rotte del Mediterraneo ma anche quelle atlantiche, con proiezioni fondamentali sul nord Europa; e come si confà ad un armamento che guarda al futuro, una continua ricerca di affinamenti procedurali, di flessibilità, di ricerca dei nuovi mercati.

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E’ questa la premessa di “inquadramento” all’intervista con il dottor Costantino Baldissara, Commercial, Logistic & Operation Director del gruppo Grimaldi, su progetti e prospettive della compagnia napoletana per Livorno. Una location, quella del porto toscano, che per Grimaldi ha valori storici, ma anche possibili proiezioni prossimo-future come “ponte” per i traffici dall’Ovest all’Est del Mediterraneo. E proprio sui nuovi mercati dell’Est, in collegamento tra la Spagna e i Balcani, Grimaldi punta attraverso Livorno, con forti proiezioni di crescita. “Purché – dice Baldissara – ci lascino lavorare in chiave di efficienza e flessibilità”.

Il quadro con il quale Grimaldi opera a Livorno è significativo, come è significativa la sua crescita malgrado il periodo in generale durissimo per tutto l’armamento. “Nel 2010 abbiamo avuto su Livorno 405 accosti – ricorda Baldissara – che sono diventati 600 quest’anno. E per l’anno prossimo il programma ne prevede 800”. I collegamenti da Livorno riguardano la Spagna (Barcellona e Valencia) ma anche il Marocco e la Tunisia, con toccate rispettivamente su Catania e Palermo. Nel network Grimaldi rientra anche la Libia, i cui collegamenti sono stati sospesi solo nei momenti più caldi della rivolta anti-Gheddafi. Complessivamente i traffici solo su Livorno negli ultimi due anni sono aumentati del 130%. “E si tratta di servizi del tutto nuovi – sottolinea Baldissara – non sottratti ad altri operatori locali. Servizi che creano ricchezza e lavoro per la città. Tanto per fare una cifra, nel 2011 abbiamo prodotto per l’economia livornese 15 milioni di euro tra impegni diretti e indiretti. E queste cifre sono destinate a crescere ancora”.

Perché Livorno, che pure è un porto medio, con i suoi problemi e certe resistenze a quello che Baldissara invoca come elemento chiave per la crescita, la flessibilità?

“Perché abbiamo creduto fin dall’inizio in Livorno, che è nel nostro cuore da sempre – risponde il direttore generale del gruppo Grimaldi – perché la sua posizione geografica lo rende particolarmente adatto a fare da ponte tra Ovest ed Est del Mediterraneo; e infine perché abbiamo trovato in passato un’attenzione e una considerazione della quale siamo stati e siamo ancora grati all’ex presidente della Port Authority Roberto Piccini ed a chi ha lavorato con noi”.

E allora, arriviamo al dunque: un’attenzione che si è fermata al passato? Baldissara, da buon diplomatico, pesa le parole, ma fino a un certo punto. “Noi vogliamo continuare ad essere grati a tutto il cluster marittimo livornese – dice – e chiediamo prima di tutto un dialogo aperto sia con chi lavora in porto, sia con le istituzioni. Perché avvertiamo in questo periodo una conflittualità nei nostri confronti che non fa bene a noi, non fa bene al porto e non fa bene specialmente alla città ed alla sua economia. Il nostro attuale assetto sul porto, con il terminalista che abbiamo – sottolinea ancora Baldissara – risponde a criteri di flessibilità, di collaborazione, di economicità del lavoro. I turni di lavoro non sono più rigidi, c’è sempre disponibilità: e tutti sappiamo che per un servizio ro/ro il rispetto dello schedule è fondamentale. Però all’esterno del terminal siamo sottoposti a spinte conflittuali che non riteniamo facciano l’interesse del porto. E ci meraviglia anche che le istituzioni cittadine, a partire dal Comune, non sembrino interessate a difendere la ricchezza che produciamo per il porto e la città”.

Baldissara cita, tra i problemi del porto, la difesa arroccata di certe rendite di posizione, ma anche lo scarso interesse delle istituzioni alla razionalizzazione delle strutture cittadine a servizio del porto. Nella posizione geografica invidiabile che ha il porto livornese, a poche centinaia di metri dal casello autostradale – dice in sostanza – non si riesce ad avere un raccordo chiaro, pulito e veloce tra il nodo delle autostrade e le banchine destinate ai traghetti, che pure non dovrebbe essere difficile. Camionisti ed automobilisti spesso lamentano di trovarsi in una specie di labirinto da cui è difficile uscire in tempi brevi.

Nella sostanza, comunque, il gruppo Grimaldi crede in Livorno come porto ro/pax, spera che la conflittualità rientri ed è pronto a investire ancora, in servizi, navi e offerte. Ma spera anche nel rispetto da parte delle parti sociali, e che le istituzioni cittadine facciano la loro parte, aprendosi al colloquio sulle istanze dell’armamento.

Perché niente è immutabile nei servizi marittimi. E come Livorno ha visto anche con il caso Zim, situazioni che venivano considerate stabilmente acquisite possono cambiare nell’arco di poco. Ci sono altri porti, anche vicini – il nome di La Spezia è affiorato un paio di volte nel colloquio – che ciclicamente si fanno sotto con il gruppo Grimaldi per offrirsi in alternativa a Livorno. Con “offerte pressanti – sottolinea Baldissara- e servizi di qualità che fanno capo a due elementi molto qualificanti, disponibilità e flessibilità”.
Porto avvertito, porto salvato?

A.F.

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Pubblicato il
19 Novembre 2011

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