Faldo, il “caso Toyota”
La gara per lo sbarco dei giapponesi e la “qualità” del lavoro – Le posizioni dei lavoratori portuali in una accesa assemblea

Cesare Tambussi
LIVORNO – Auto che vengono, auto che vanno: e quando il gioco si fa duro, i duri giocano. Come nel caso delle Toyota, che da anni sbarcano a Livorno e prima erano business di Elia, poi sono state “conquistate” dal Faldo (Cilp-Koelliker) e adesso pare che stiano per rientrare all’ovile di Elia – nella fattispecie, appoggiato con la società Wintermar alla Sintermar – malgrado le controproposte del Faldo, basate in particolare sulla superiore gamma di servizi. Una gamma sulla quale si è soffermato a lungo Cesare Tambussi, amministratore delegato del Faldo in un incontro con la stampa teso a evidenziare non solo le strutture del famoso autoparco in area Collesalvetti, ma anche la sua “filosofia” basata sulla qualità totale dei servizi. “Saremmo davvero sorpresi – ha detto tra l’altro Tambussi – se una marca che non cito (Toyota, n.d.r.) che ha fatto della qualità totale il suo punto forte e del “Kaiden” il suo credo, dovesse lasciarci per una location diversa, che non cito (Sintermar, n.d.r.) solo per un eventuale ritocco tariffario del ciclo di sbarco”.
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Secondo Tambussi la disdetta del contratto con il Faldo data da Toyota prima dell’estate fa parte di una prassi che tende a rimettere in gara il lavoro tra più contendenti; ma non è ancora detto che il contratto sia passato ad altri anche se si è parlato di un differenziale di 14/16 euro tra l’offerta Faldo e quella di Wintermar. “Su un costo medio da stiva a dealer di 220/260 euro ad auto – ha detto ancora Tambussi – un risparmio del 6/8% non è poco, ma va valutato anche il tipo di servizio reso, considerando che in area portuale spesso le vetture subiscono danni alle vernici e alla pulizia in genere, che alla fine costano assai di più”. Al Faldo fortissimi investimenti che continuano hanno reso invece la catena degli interventi post-sbarco tra le più sofisticate e “garantite” al mondo.
Tambussi ha anche ricordato che al Faldo lavorano 120 addetti diretti, quasi tutti di zona, più altrettanti indiretti, tra autisti e vigilanti. Ma ha insistito in particolare sul fatto che l’impresa, fortemente voluta a suo tempo da Italo Piccini, è una fucina di formazione professionale di alta qualità, vero e proprio incubatore per tutto il territorio. L’eventuale perdita delle 30 mila Toyota (annue) sarebbe certamente un duro colpo – ha sottolineato ancora l’ad del Faldo – ma non certo tale da mettere in crisi l’intero complesso; anche perché stanno per arrivare le autovetture cinesi (i cloni della Rover 75) con quantitativi inizialmente di “assaggio” intorno alle 4/8 mila vetture, sono prossime a sbarcare anche le auto indiane (si dice con motori Fiat) e in particolare sono previsti aumenti percentuali del 40% nei prossimi tre anni per le vetture coreane (Hyundai e Kia) e giapponesi (Mitsubishi) che già sbarcano al Faldo, oggi per un totale complessivo di circa 110 mila vetture annue.
Quello che Tambussi non ha detto ma che appare evidente anche da messaggi trasversali che sono filtrati dal porto, è che il segnale di un eventuale, probabile disimpegno di Toyota dal Faldo, deve essere considerato con la giusta attenzione specialmente dai portuali, ai quali si attribuisce il differenziale di costi in più dell’opzione Faldo rispetto a quella di Wintermar. E’ vero che il Faldo dista 14 km dalla banchina e la Sintermar è a filo nave – si sottolinea – ma sui costi incide anche la produttività dei singoli operatori: e se Wintermar riuscisse in questi giorni ad avere anche l’autoproduzione allo sbarco – cosa peraltro prevista dalla legge – il differenziale aumenterebbe ancora a svantaggio dell’impianto di Collesalvetti. I cui vertici azionari, a quanto si capisce, non hanno alcuna intenzione di aspettare con le mani in mano che questi differenziali di costi portino via loro traffici vitali. Qualche avvertimento in questo senso alla Cilp sarebbe già stato inviato e sono in vista incontri per andare sul concreto.
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