Logistica il Piano e i tempi
ROMA – Un cosa sola è certa: che il sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino s’è fatto il giro d’Italia – e nemmeno in modo divertente – per presentare quel progetto nazionale sulla logistica che ieri, nel preannunciato convegno del suo ministero, è uscito in modo ufficiale dalla valanga di dubbi e di incertezze che aveva creato.
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Giachino è un brav’uomo, dicono anche convinto. Come convinti sono Luigi Grillo, che si considera ancora padre di una riforma portuale mai nata e sempre riproposta, e Mario Valducci che spera (con tanto di proposta) di riformare in modo funzionale la pletora di interporti dell’Italia. Eccetera.
Il problema fondamentale è che di piani e proposte per riformare e migliorare la logistica italiana ce ne sono a josa, ma ancora una volta è diventato evidente che i pezzi di carta non “fanno” le riforme, per le quali servono leggi, date di attuazione delle suddette leggi, scadenze precise. E ancora una volta siamo andati abbastanza sul vago, in tempi della politica che non sono assolutamente compatibili con i tempi dell’economia. Giachino stesso l’ha ammesso: “Sono mancate ad oggi politiche efficaci per il comparto – ha detto – per cui il governo s’è adesso impegnato per il grande piano nazionale della logistica”.
Nell’incontro di ieri nella sala di via Rieti, non si è riusciti però ad andare molto oltre l’enunciazione di interessanti principi, di forbiti studi universitari e di proposte che, implicando l’impegno concreto di colossi autonomi come le Ferrovie, così formulati hanno poco più effetto delle famigerate grida manzoniane. Tante buone intenzioni: ma come dice il proverbio, di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno. E della logistica nazionale, ancora oggi modello di inefficienza.
A.F.
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