Sognando il “Bruco” di Voltri
GENOVA – Il “Bruco” di Voltri come una ulteriore possibilità per la portualità italiana di offrire servizi moderni con rese eccezionali per lo standard attuale, in vista di una auspicata (e programmata) ripresa dei traffici entro il 2015.
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Dal notiziario telematico di Decio Lucano – che contiene quasi sempre interessanti “perle” non solo storiche – leggiamo di un’intervista televisiva su un’emittente ligure a Bruno Musso sul progetto del “Bruco” per il porto di Voltri. Premesso che Musso dichiara di avere già i finanziatori e che i lavori richiederebbero 3 anni – guarda caso, proprio in tempo per l’auspicabile rilancio dei traffici – il “Bruco” consiste nell’allargare la parte meridionale dove oggi c’è una diga, ricavandone una seconda banchina che raddoppierebbe gli attracchi, buoni per quattro navi full-containers da 400 metri di lunghezza. Elemento altrettanto importante una nuova linea ferroviaria dedicata al terminal, che passerebbe in tunnel sottoterra fino all’oltre-Giovo.
Otto gru Paceco con sbraccio di 60 metri potrebbero movimentare 20 pezzi l’ora. Da qui il calcolo standard della resa giornaliera del complesso: considerando 20 pezzi all’ora per le 24 ore e per tutti i giorni dell’anno (365) sarebbero 175.200 pezzi per ogni gru, da moltiplicare per 8 uguale a 1 milione e 401 mila pezzi che sono circa 2 milioni e 800 mila Teu. Siamo ovviamente a un calcolo teorico, perché non si può lavorare a questi ritmi per 365 giorni all’anno, ma anche facendo un taglio del 10% siamo sempre abbondantemente sopra i 2,5 milioni di Teu. Con la ferrovia si risparmierebbero – sempre secondo Musso – si eliminerebbero 1,5 milioni di autotreni. Quanta salute e quanta sicurezza in più!
Ma il “Bruco” rimarrà un sogno? Musso spera di no, e probabilmente molti con lui. Solo che l’Italia sembra costellata di “Bruchi” sognati, magari anche progettati, ma destinati a rimanere sulla carta…
A.F.
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