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Oggi a Livorno un comitato e tanti dubbi

LIVORNO – Vogliamo vederla in positivo? Sul porto labronico, non si erano mai smossi tanti problemi come in questo periodo. E in fin dei conti, smuovere un problema è sempre meglio che lasciarlo lì, a incancrenirsi e a far finta che non ci sia.

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L’ho già scritto, il problema dei problemi – anche per la dimensione sociale che tocca – è il tentativo di uscire dal pantano della Compagnia portuali. In questi ultimi tempi l’hanno data per fallita, per sconquassata da lotte interne contro tutti e tutto, per aggrappata come un naufrago alla benevolenza (benevolenza?) delle banche. Ci ha messo su un carico da novanta anche certa stampa, che con la scusa del dovere di cronaca certo non ha aiutato.

In queste ore la Compagnia ha la possibilità di dimostrare che, seppur ferita, ha ancora energia sufficiente per andare avanti. E per cambiare registro.  Vero che il bilancio 2010 si è chiuso in attivo grazie alla vendita di un terreno a Cagliata, ma chi l’ha considerata solo un’operazione economica, un po’ come vendere gioielli di famiglia per far cassa, non ha capito che si è trattato invece di una delle più positive iniziative degli ultimi anni sul porto: quella che da anni aveva ipotizzato Italo Piccini, cioè la creazione di un grande distripark dietro le aree del terminal Da Vinci. Cagliata ci mette 330 mila metri quadri di prezioso spazio, i portuali ci mettono la banchina dove si affaccia anche l’atteso e ormai prossimo Reefer: e se arriverà anche l’annunciata “temporanea custodia” nelle aree a banchina, sarà un polmone di assoluto sostegno non solo alle (già pingui) casse di Cagliata, ma anche e specialmente a quelle disperatamente asfittiche della Cilp. In queste ore poi arrivano i bilanci delle partecipate di Cilp, che malgrado le tante grane (vedi scontro nel Ltm, per esempio) portano un po’ di fieno in cascina. La speranza è che il nuovo costo in atto nella Cilp non si limiti a tappare i buchi, ma abbia veramente messo mano alla rivoluzione che è indispensabile: più redditività, meno oneri parassitari, più produttività, rilancio dei contratti di solidarietà. I portuali si sono meritati negli anni anche tante antipatie: ma salvarli e salvare la Compagnia oggi è indispensabile per l’intero porto.

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A smuovere altri problemi ci ha pensato anche il nuovo presidente della Port Authority Giuliano Gallanti. Che oggi, in comitato portuale, dovrà chiarire comunque se alcune indiscrezioni che ha lasciato filtrare con la commissione consultiva – bacchettate a chi non ha rispettato i piani industriali legati alle concessioni, accorpamenti dei servizi come i traghetti ro/ro (e non solo) in aree omogenee eccetera – sono destinate a diventare decisioni operative ufficiali, o sono solo avvertimenti e poi si vedrà. Idem per il nuovo segretario generale: Gallanti su questo argomento non sembra aver fretta, ma il porto preme. E diciamoci la verità: preme non tanto per avere una soluzione (la soluzione, cioè quella che per quasi generale indicazione si chiama Federico Barbera) quanto per togliersi dal cuore il peso di un possibile ulteriore arrivo da Genova. Nome e cognome: c’è chi continua a temere che Gallanti voglia portarsi un fedelissimo da Genova, si chiami o no Carena. E ovviamente la cosa è vista come una minaccia perché a macinare i problemi del quotidiano – dicono in porto – ci vuole uno che li conosca da sempre. Tesi comprensibile, anche se non valida in valore assoluto.

* * *

Ancora sul comitato portuale di oggi: i preavvisi di burrasca ci sono stati, con le dichiarazioni (vere o interpretate che siano) di Gallanti sulla revisione del piano regolatore, le zone omogenee per merci, la limitazione della libera concorrenza all’interno del porto in favore di una concorrenza tra porti. E’, espresso in grande, il concetto già delineato in piccolo nella chiosa più sopra. Il preavviso di burrasca ovviamente è per i terminalisti, che hanno già cominciato a ridurre le vele prendendo terzaroli: ma anche facendo sapere che non si faranno docilmente spazzar via o ridurre. Un piccolo esempio? Giorgio Neri, che in commissione consultiva si è visto contestare il problema dell’integrazione tra le sue imprese nelle varie concessioni, ha già presentato le controdeduzioni ed è “ragionevolmente sicuro” che il comitato portuale di oggi cambierà le decisioni annunciate dalla commissione consultiva, ovviamente sulla linea che lui sostiene. Potrebbe essere un segnale, piccolo ma sincero.

Di fatto, sembra di capire che si scontrano due filosofie operative antitetiche: da una parte, quella della libera concorrenza tra imprenditori, che devono impiegare tutti i propri sforzi per procurarsi traffici e merci al porto; dall’altra, quella di una specie di monopolio (statalismo di ritorno?) per cui conta più la regolamentazione degli spazi in concessione che la caccia aperta per portare traffici al porto. E’ anche possibile che al momento il pensiero di Gallanti sia stato mal compreso. Ed ecco perché il comitato portuale odierno è tanto atteso e tanto interessante. Sorprese (sempre possibili) a parte.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
13 Luglio 2011

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