Dragaggi, ancora troppi nodi in attesa del decreto 152/2006
Dovrebbe allargare le maglie per scaricare in mare le sabbie pulite, ma esistono altre normative (Santuario dei Cetacei) ferocemente ostative – La nautica del canale dei Navicelli e le porte vinciane – Foce armata, progetto vecchio “venduto” come nuovo?

Nella foto: (da sinistra) Luciano Guerrieri e il ministro Altero Matteoli.
LIVORNO – Per gli ottimisti, potrebbe aprirsi uno spiraglio sull’assurdo tutto italiano dei dragaggi impossibili: sono in dirittura d’arrivo nuove norme (decreto ministeriale in applicazione all’art. 109 del decreto legislativo 152 del 2006) già approvate alla Camera e adesso al Senato, che dovrebbero definire la caratterizzazione degli escavi, consentendo un loro parziale rilascio in mare. L’ha detto al convegno dell’Authority portuale livornese il funzionario del ministero dell’Ambiente Irene De Girolamo. E il ministro Matteoli, che ha chiuso il convegno, ha anche promesso che sulla legge di riforma della riforma portuale (revisione della 84/94) ci saranno norme relative ai dragaggi, e ogni suggerimento in tal senso gli sarà gradito.
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Una giornata di lavori, al convegno in Stazione Marittima, che sono stati presentati da Giuliano Gallanti con taglio molto concreto ed ha avuto il pregio di interventi di alto livello tecnico e di qualche provocazione anche politica. Come quella del sindaco Cosimi, che parlando in apertura (poi non era presente quando ha parlato il ministro, mentre c’erano il prefetto, i presidenti di Provincia e Camera di Commercio, il presidente della Provincia, il senatore Filippi) ha ricordato come la normativa sui siti Sin, voluta da Matteoli quand’era all’Ambiente, complica ulteriormente i dragaggi portuali. Si è capito che la speranza – espressa al protocollo con cui la Regione Toscana ha stanziato 51 milioni per dragare la foce del Calambrone – di poter ributtare in mare almeno parte del materiale, è di fatto al momento un’illusione alla luce delle normative. C’è di più: qualcuno ha acutamente osservato che l’“improvvisa” elargizione della Regione Toscana dei 51 milioni per la foce armata non è un fatto estemporaneo e recente, ma fa parte di uno stanziamento che era inizialmente di 109 milioni almeno per la riqualificazione di tutto il bacino idrico fino a Pontedera, e sul quale la Provincia di Pisa ha candidamente ammesso di aver già pronti da tempo non solo gli studi e le analisi sui flussi, ma anche l’intero progetto della “foce armata”. Insomma: non è che ci hanno rivenduto come nuovo un progetto vecchio di anni e che ancora è fermo per le difficoltà relative agli smaltimenti?

Nella foto: Altero Matteoli e Giuliano Gallanti.
Che la situazione sia complicata lo confermano i richiami – sottovoce, ma significativi – alla legge istitutiva del Santuario dei Cetacei, che vieta ogni tipo di dragaggio (e sversamento) nel Santuario, cioè anche al Calambrone. L’attesissimo decreto sull’art. 109, sul quale si è dilungato il funzionario del ministero dell’Ambiente (il ministro Prestigiacomo ha dato forfait, come lo hanno dato il presidente della Regione Rossi e il suo assessore Ceccobao) potrebbe dare qualche risposta, ma non a tutto il coacervo di norme che negli anni si sono sovrapposte e intrecciate.
Da Giovanni Bracci (provincia di Pisa) la conferma che esistono già e sono perfettamente a punto i progetti sia per la foce armata dello Scolmatore, sia dell’aspetto idraulico generale del canale, compreso il ponte stradale e le famigerate porte vinciane. E’ stata scelta anche la forma della foce, un imbuto che sporge in mare molto simile a quello realizzato a Barcellona. Poco male se non torna con i progetti della Darsena Europa: sbrigativamente si è detto che i correttivi sono sempre possibili.
Tra i tanti interventi tecnico-politici, quello di Luciano Guerrieri presidente dell’Authority di Piombino ha evidenziato le difficoltà dei porti per mantenere i fondali, ed ha raccontato quanto si è tentato e si tenta di fare in altre realtà, compresa quella di Piombino, alle prese con i continui tagli al famoso protocollo per i fanghi di Bagnoli.
Puntuale e documentata anche la relazione dell’ingegner Giovanni Motta (Authority di Livorno) sui programmi di dragaggio del porto, con la presentazione del progetto – in fase di gara di appalto – della seconda vasca di colmata, che dovrà essere costruita in 30 mesi. Accoglierà i fanghi di dragaggio del futuro, ma non sarà certo pronta per la foce del Calambrone. E altre soluzioni di scarico dei fanghi ad oggi non ci sono.
Sull’importanza di avere fondali puliti e riportati alle profondità di progetto si è soffermato anche il direttore marittimo ammiraglio Ilarione Dell’Anna, ricordando gli aspetti fondamentali della sicurezza di navigazione che il corpo delle Capitanerie tutela.
Tra i tanti interventi, anche molto teorici, la società Navicelli di Pisa ha portato (Giovandomenico Caridi) un tocco di realismo: il Canale, è stato illustrato con slides, è già in fase di dragaggio a 3,5 metri, le sue sponde sono rinforzate con palancole, è nata una grande darsena, ci sono 500 mila mq di insediamenti della nautica con cantieri di primario nome come i viareggini di Codecasa. Sottinteso: è un distretto importante che da lavoro a migliaia di persone, guai a chiudere l’accesso al mare, Foce Armata o Darsena Toscana che debba essere. E il nodo va sciolto al più presto, perché a Pisa gli investimenti privati non latitano e non sono mancati nemmeno quelli pubblici. E da Pisa cominceranno a scendere verso il mare motor-yachts fino a 70 metri di lunghezza. Che non possono certo convivere con “tappi” alla foce e con porte vinciane (l’altro scandalo alla radice della Darsena Toscana) che si ipotizza rimangano sempre chiuse, salvo brevi eccezioni.
Qualcosa ancora non torna. E forse occorrerà farci sopra un altro convegno.
A.F.
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