Fatti nostri fatti loro e gossip
LIVORNO – Tutto quello che vorreste sentir dire sul porto e nessuno ha il coraggio di affrontare. Oddio, non esageriamo: ma parafrasare quel vecchio best-seller degli anni sessanta (“Tutto quello che vorreste sapere sul sesso” etc) è troppo divertente. E del resto, di questi tempi il gossip corre: anche a star con le orecchie turate, qualcosa si raccoglie sempre. Vogliamo raccontare? Eddai, raccontiamo.
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Ambasciatore algerino – Abbiamo pubblicato sabato scorso il comunicato ufficiale dell’Authority, che parla di interessanti rapporti con il porto, sviluppi di traffici possibili, manfrine varie. Ma la voce che corre è che l’ambasciatore Rachid Marif se ne sia andato prima della cena ufficiale sbattendo la porta (diplomaticamente: accampando una telefonata urgente). Non c’entrano i traffici, non c’entra che il presidente dell’Authority Gallanti avesse o no totalmente apprezzato il lungo e delicato lavoro della dottoressa Antonella Querci, che per mesi ha preparato la visita; c’entrerebbe invece – secondo il gossip che corre – il fatto che la consorte di Gallanti sia una signora francese con origini pied noir, ovvero dei coloni francesi in Algeria, mentre l’ambasciatore Marif appartenga a quella parte di algerini che hanno duramente combattuto per “liberarsi” dai francesi e ne porti tutto l’orgoglio. Una parola tira l’altra e sembra che la cena sia saltata perchè da entrambe le parti sulle “giornate di Algeri” siano emerse opinioni totalmente diverse. Con molto imbarazzo dell’ospite principale della cena, il presidente della Provincia Giorgio Kutufà, il cui intervento in francese era stato molto apprezzato. Vero, quasi vero o solo gossip? Un incidente di percorso che però non pregiudicherebbe il lavoro fatto, tant’è che si sta lavorando in particolare con l’università (assessore Colombini) cui l’ambasciatore tiene molto. Altra versione: l’ambasciatore contava in un programma più concreto di interventi tra porto e università, mentre non era affatto interessato alla formazione, che l’Authority offriva. Si starebbe rimediando.
SAT e Porto 2000 – Nella conferenza stampa tenuta all’aeroporto Galilei per la ripresa dei voli diretti Delta con New York, l’ad Gina Giani ha avuto modo anche di risponderci, a livello personale e non ufficiale, a una domanda sulla Porto 2000. Ovvero: la Sat è interessata, e fino a che punto, alla eventuale privatizzazione della società che gestisce le crociere a Livorno? Risposta: la Porto 2000 è una fabbrica di soldi, ben gestita sarebbe ancora più appetibile, ma già oggi ha un valore troppo alto perchè Sat possa farci un pensierino. Perchè no, invece, una maggiore collaborazione con eventuali voli dedicati alle crociere “di testa”? Poi c’è quello che nessuno dice: malgrado Livorno sia la più grande città toscana alla periferia dell’aeroporto, i collegamenti stradali e ferroviari con il Galilei continuano ad essere insoddisfacenti. E la Sat partirà con il “people move” con Lucca, che è più lontana e più piccola, non ha un porto, ha meno abitanti, eccetera. Insomma, altro che piattaforma logistica costiera, tra porto ed aeroporto ci sono più chilometri (parlando in termini figurati) che tra Pisa e New York.
Vicenda LTM – Ne abbiamo già scritto, ma adesso che si avvicina il momento della verità per i bilanci della Cilp, lo scontro interno nel terminal ro/ro tra i portuali e l’Agemar diventa sintomatico di una grossa difficoltà per Enzo Raugei e i suoi: quella di seguire la strada più logica, far cassa e portare fieno in cascina. Cedere l’LTM alla componente Agemar, ammesso che quest’ultima abbia i soldi necessari per rilevare il 50% della Compagnia, vorrebbe dire concentrarsi su altre iniziative evitando un braccio di ferro che non fa bene a nessuno, e tantomeno al porto. Il problema è che i dirigenti della Cilp sono di fatto “ostaggi” della base, come accade in tutte le cooperative. E la base non sembra consapevole del fatto che l’alternativa a vendere sembra essere la riduzione dei lavoratori, o peggio ancora la riduzione dei loro salari per far fronte alla crisi. Raugei e i suoi stanno facendo gli equilibristi sul filo, forti anche dei 35 pensionamenti che alleggeriranno un pò i conti. Ma si dice che gente in pensione da gennaio non abbia ancora avuto la liquidazione perché mancano liquidi. E la componente degli incazzati crescerebbe.
Segretario generale A.P. – Vogliamo dirlo? E’ una delle scelte sulle quali si misurerà il rapporto del presidente Giuliano Gallanti con il porto. Per adesso è stato prudente quanto basta, non affrettando le cose: ma anche la decisione di consultare le categorie ha il suo rovescio della medaglia se i tempi non saranno stretti. Si dice che nel prossimo comitato portuale, da convocarsi la settimana prossima entro il mese, Gallanti annuncerà il risultato delle consultazioni. Si dice che Federico Barbera mantenga decisamente la pole position con il supporto generale. Si dice anche che al suo posto alla direzione del Terminal Calata Orlando probabilmente non ci sarà un nuovo direttore generale ma inizialmente provvederà l’amministratore delegato Roberto Alberti. Giorgio Gionfriddo uscirà con l’onore delle armi rimanendo come funzionario. E l’ombra del genovese Carena si allontana, malgrado Gallanti ci avesse probabilmente fatto più d’un pensierino. Siamo, come si dice, alle porte coi sassi. Vedremo.
Gara Toremar – Dunque il gruppo Fanfani e il gruppo Ciano, come già scritto, hanno attivato il diritto di recesso dalla “Toscana di Navigazione” per divergenze di strategia e di visione con il principale socio, l’armatore campano Salvatore Lauro. Perchè il recesso si concretizzi in tutti i suoi aspetti non solo economici ma anche operativi dovranno trascorrere svariati mesi dal 6 giugno, data della comunicazione. Nel frattempo il ricorso al Tar va avanti con l’intera compagine, ma sia Fanfani che Ciano escludono ulteriori collaborazioni con Lauro sia per quanto riguarda Toremar che per altre iniziative. Da capire quale sarà inoltre il ruolo dell’avvocato d’affari Andrea Morini, socio anch’egli in piccola parte della “Toscana di Navigazione” e parte determinante nel mettere insieme la società. Rimarrà con Lauro o tirerà anch’egli i remi in barca dopo l’uscita dei livornesi?
Manovre cargo con RFI – Gallanti si sta muovendo molto, e questo torna a suo onore. Gli annunci dell’ufficio stampa della Port Authority labronica grandinano. L’ultimo riguarda l’incontro a Roma con i vertici di RFI che avrebbe riscontrato “la disponibilità del gestore delle infrastrutture ferroviarie dello Stato a valutare la possibilità di un affidamento a terzi del servizio di trazione primaria nell’ambito della stazione del Calambrone”. Da qui la decisione di Gallanti di presentare al prossimo comitato portuale di fine mese il bando di gara “per l’affidamento del servizio di manovra secondaria da Livorno-Calambrone verso i terminal portuali, gestito dal 2003 da Serfer che oggi opera in prorogatio. “Nel bando di gara – dice l’Authority – “verrà inserita una clausola che consenta alla società vincitrice di svolgere, su autorizzazione di RFI, anche il servizio di manovra primaria”. Secondo i tecnici, dice Gallanti, ci sarà una gestione unitaria del servizio al posto degli attuali tre soggetti, “con un apprezzabile abbattimento dei costi di trazione”.
Fin qui la nota. E se il problema sarà risolto, davvero Gallanti si meriterà applausi a scena aperta. L’unico dubbio rimane l’estrema prudenza sulla disponibilità reale di RFI. “Disponibilità a valutare la possibilità di un affidamento a terzi” è un’ipotetica di secondo grado, anzi di terzo o quarto. E conoscendo RFI, forse bisognerà prepararci a sparare a palle incatenate.
Assoporti e l’Eurovignette – Francesco Nerli, presidente (contestato ma ancora bene in sella) di Assoporti, ha lanciato nell’assemblea di Anita una provocazione al governo: destinare una quota delle risorse di Eurovignette, nonché una quota dei fondi che le autonomie finanziarie dei porti (guardacaso, per il momento nel mondo dei sogni) a un fondo destinato alle opere infrastrutturali delle grandi reti intermodali per i porti, dal Terzo Valico alla Pontremolese fino alla Bari Napoli eccetera). Il tutto per costituire una base – sembra di capire – necessaria ad agganciarvi il capitale privato in operazioni di project financing. Forse non l’abbiamo capito bene, ogni tanto può capitare: ma non è la stessa proposta che da tempo va facendo il ministro delle Infrastrutture Matteoli, che Mutatis Mutandis, sostiene la tesi di un ricorso ai finanziamenti bancari per le grandi opere, sostenuti dalle garanzie dello Stato e dalla partecipazione dei privati? Nerli e Matteoli non si parlano da tempo, ma c’è uno dei due che ruba le idee all’altro. Salvo poi rimanere fermi alle intenzioni, perché i fatti non si vedono.
Antonio Fulvi
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