Sulle nuove presidenze delle Authorities bagarre in commissione per Mariani
La riconferma del presidente di Bari contestata dai parlamentari di PDL e UDCpTP che chiedono un supplemento di istruttoria – Problemi anche sul greco Haralambides (Brindisi)

Francesco Mariani
ROMA – E’ vero che si tratta solo di un parere consultivo non vincolante (ma obbligatorio): e comunque, quando in commissione permanente trasporti (in questo caso alla Camera) emergono così duri contrasti su una candidatura espressa dal ministero per una presidenza di Authority, vuol dire che non è solo la politica a fare le sue schermaglie: ma c’è qualche argomento da riconsiderare.
Così nella recente seduta della Commissione Trasporti alla Camera dove sono state discusse le presidenze proposte dal ministro (con l’assenso delle rispettive Regioni) per Pasqualino Monti a Civitavecchia, Sergio Prete per Taranto, Hercules Haralambides per Brindisi e Francesco Palmiro Mariani per Bari.
[hidepost]
Dagli atti stenografici della discussione in commissione, si riscontra che non ci sono state osservazioni negative o perplessità di alcun tipo per il dottor Pasqualino Monti alla presidenza di Civitavecchia e per il professor Sergio Prete a Taranto (con il prevedibile dispiacere del commissario uscente ammiraglio Salvatore Giuffré). Le perplessità sul nome di Hercules Haralambides, proposto dal solo comune di Brindisi (mentre la Provincia aveva chiesto la conferma di Pino Giurgola) sono tutte legate all’interpretazione di una norma (decreto legislativo 165 del 2001), secondo la quale i responsabili di amministrazioni pubbliche con l’esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, debbano avere o no la cittadinanza italiana; cosa che il professore greco non ha. Anche su suggerimento del presidente della commissione onorevole Mario Valducci la commissione si è proposta di approfondire il problema sul piano della legislazione nazionale ed europea, dichiarandosi in linea di principio favorevole alla nomina se non osteranno i suddetti elementi.
Battaglia dura e prolungata infine sul nome dell’ex presidente – attuale commissario – della Port Authority di Bari Francesco Palmiro Mariani, riproposto dal ministro (con l’assenso della Regione Puglia) su designazione dei comuni di Bari e Barletta, Con il risultato che il parere della commissione è stato rinviato “per ulteriori approfondimenti”.
Ad attaccare, dopo la relazione favorevole a Mariani del PD Mario Tullo, per primo l’onorevole Simeone di Cagno Abbrescia (Pdl), che ha accusato Mariani di essersi “immiserito in una lunga e persistente conflittualità con una società concessionaria, la BPM, che aveva contribuito in maniera rilevante alla crescita delle attività croceristiche”. Secondo Abbrescia “si è trattato di una guerra dissennata che è servita solo a logorare l’immagine del porto e ad indebolirne fortemente la capacità competitiva, aggravata dalla persistente incapacità di incrementarne le dotazioni infrastrutturali”. Il parlamentare giudica anche “per lo meno discutibili le scelte di Mariani nell’affidamento dei servizi portuali tanto che sono state aperte indagini da parte della Procura della Repubblica”. Ricorda anche i motivi del commissariamento del 2009 (risolto poi dal “niet” del Tar delle Puglie al decreto del ministro) e sottolinea che “a causa della citata carenza di programmazione e di iniziative progettuali, all’Autorità Portuale di Bari sono stati revocati proprio nelle settimane scorse finanziamenti per oltre 60 milioni di euro”. Anche sul bilancio Abbrescia è stato durissimo. “Il 29 aprile scorso il conto consuntivo 2010 – ha detto il parlamentare del Pdl – è stato approvato con un disavanzo di gestione di 622.665 euro e che con sentenze pubblicate il 9 maggio 2011 il Tar Puglia ha sancito la radicale nullità delle pretese dell’Autorità Portuale nei confronti della BPM relative a una richiesta di conguaglio dei canoni demaniali dal 2005 al 2009 per un complessivo di circa 8 milioni di euro. Conseguentemente alle pronunce processuali suddette – ha continuato Abbrescia – il predetto conto consuntivo del 2010 è in effetti gravato da un disavanzo pressoché doppio, ossia di 1,2 milioni di euro e che il conto economico consuntivo del 2009, formalmente chiuso con un avanzo di circa 900 mila euro, presenta in realtà un disavanzo di 500 mila euro dovuto all’illegittima iscrizione in bilancio del presunto credito nei confronti della BPM.” Anche sui capitoli contabili del bilancio Abbrescia ha sparato a palle incatenate sostenendo che si è provato “a confondere le idee” sovrapponendo l’avanzo di amministrazione di 26 milioni – costituito da risorse in conto capitale peraltro rimaste nelle casse dell’Autorità per incapacità di attivare investimenti infrastrutturali e che gli verranno sottratte in base al decreto milleproroghe – con la gestione ordinaria. “Anche uno studente al primo anno di contabilità – ha rincarato la dose Abbrescia – saprebbe che le due voci non possono essere confuse”. E quindi si configurerebbe per Bari quanto stabilito dalla legge 84/94 che in caso di consuntivo in disavanzo impone il commissariamento dell’Autorità e lo scioglimento del comitato portuale.
Le tesi di Abbrescia sono state anche condivise dall’onorevole Mario Tassone (UDCpTP) che ha definito “la vicenda relativa al porto di Bari una delle pagine più oscure della portualità italiana”, ma ha anche accusato la direzione generale dei porti del ministero di aver sostenuto le tesi contabili di Mariani. Lo stesso sottosegretario Bartolomeo Giachino a chiusura della discussione “a fronte delle richieste di chiarimento emerse nel dibattito – si legge negli atti – si riserva di effettuare un approfondimento in proposito”.
[/hidepost]