E a Livorno si balbetta sulla Bellana
LIVORNO – A pensarci bene, appare singolare come ancora una volta le realtà provinciali si stiano dimostrando più duttili e intuitive delle “capitali” marittime. E’ il caso dei porti turistici, nella fattispecie quello che nascerà a Piombino a Poggio Batteria: che è partito trent’anni dopo la partenza del tanto discusso “marina” della Bellana di Livorno (una specie di Araba Fenice per tutta la costa toscana) ma rischia di arrivare assai prima.
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E addirittura prima ancora del “marina” del porto Mediceo della Benetti, ancora invischiato in defatiganti diatribe su dove mettere le centinaia di barche che oggi occupano il suo specchio d’acqua; e che ovviamente non se ne vogliono andare senza trovare un alloggio confacente.
Il caso della Bellana – e più in generale la lumachesca velocità con cui a Livorno “non” si fanno le scelte relative alla nautica – diventa una bandiera di incapacità politica e di ottusità economica per l’intero comparto delle istituzioni; e poco serve da giustificazione alle minoranze l’aver ogni tanto spolverato qualche vagito di critica sul tema. Dai tempi in cui l’architetto Walter Martigli aveva progettato per incarico di Italo Piccini e della Clp il porto turistico della Bellana (fu anche costituita una società, la “Marina Mediterranea” Srl diretta da Bruno Fontanelli) sono nati decine di altri porti turistici, alcuni anche territorialmente assai vicini: Cala de’ Medici, Soprotur di Capraia, San Vincenzo (ora raddoppiato), la Darsena Nuova di Viareggio, l’area nautica dei Navicelli in fondo all’omonimo canale a Pisa; e ne stanno nascendo altri ancora più grandi, come il mega-marina di Bocca d’Arno sull’area ex Motofides. Perché ormai anche i ciechi hanno visto che la nautica da diporto è un fondamentale motore di sviluppo economico sulle coste e non solo; fondamentale malgrado la devastante crisi che ha colpito i cantieri e il mercato, e fondamentale specie per lo sviluppo di un nuovo tipo di turismo nautico. Dal quale Livorno e le sue balbettanti aspirazioni sembra ormai tagliato fuori definitivamente.
Antonio Fulvi
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