Un anno dalla morte commemorato Piccini
Anche un ospedale nel deserto a suo nome – La fondazione Antonicelli e la biblioteca creati per aiutare i giovani a studiare – La sfida con Batini

Italo Piccini

Al tavolo degli oratori (da destra): Roberto Piccini, Alessandro Cosimi, Enzo Raugei, Luigi Negri, don Paolo Razzauti, Eleonora Falleni e Fulvio R. Franchini.
LIVORNO – Un anno dalla morte di Italo Piccini, storico leader della Compagnia portuali, grande protagonista dello scontro con il ministro Prandini (che lo commissariò) e poi con il collega Paride Batini di Genova, che non gli perdonò di aver inventato la Compagnia-impresa. Un anno: sembra ieri da quella morte, ma sembra anche un secolo: come nella poesia su “quest’ebete vita che t’innamora, lunga che pare un secolo, breve che pare un’ora”. Tre giorni fa al LEM per commemorare Italo Piccini c’era tutto il porto che conta, insieme alle massime istituzioni e mai Italo si sarebbe aspettato anche un ospedale a suo nome.
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Eppure è stato presentato, il “Dispensario Medico Italo Piccini”. Creato da un altro livornese figlio del porto, Riccardo Taccia, aiutato nell’impresa dalla Compagnia portuali e a suo tempo incoraggiato dallo stesso Italo. E’ stato costruito sul niente, in pieno Sahara occidentale, a supporto del popolo saharawi. Con il pudore di chi ama fare ma parlarne poco, Riccardo Taccia ha ricordato che funziona in particolare il reparto maternità: e il tasso di bimbi che muoiono al parto, prima di uno su tre, è sceso adesso “a livelli europei”. Tante vite regalate, in nome di una morte, quella di Italo.
A commemorare la figura del grande portuale c’erano il presidente della Cilp Enzo Raugei, il presidente di Gip socio della Darsena Toscana Luigi Negri, monsignor Paolo Razzauti vescovo vicario, due giovani della Compagnia, Eleonora Falleni e Fulvio Romeo Franchini (consigliere Cpl) e infine il sindaco Alessandro Cosimi e Roberto Piccini. In sala oltre al presidente della Provincia Giorgio Kutufà gli armatori Nello D’Alesio e Piero Neri, imprenditori e operatori tra cui Giorgio Neri, Enio Lorenzini, Ugo Grifoni, Angelo Roma, Alessandro Giannini, il commissario della Port Authority Giuliano Gallanti con Giorgio Gionfriddo e tanti altri.
Gli interventi si sono snodati sul filo della stima, dell’affetto, del rimpianto, spesso non trattenendo le lacrime. Sono state ricordate le doti sia umane che imprenditoriali di Italo Piccini, il suo amore per la sfida, il suo perenne impegno a migliorare non solo la Compagnia ma anche la stessa città, la sua curiosità culturale che partorì anche una tra le biblioteche più importanti di Livorno, tutt’oggi aperta a studenti e ricercatori nel nome della Fondazione Antonicelli.
Sulla passione di Italo per la cultura, lui che – come è stato scritto – si era fatto da sé partendo dall’umile lavoro di scaricatore di carbone in porto, hanno insistito in particolare il sindaco Cosimi e il figlio, Roberto Piccini. Al sindaco, che un anno fa era stato incaricato dallo stesso Italo di tenere la sua orazione funebre, il compito di citare con commozione la crescita culturale e umana del “grande” Italo. Sul piano umano, ha ricordato Cosimi, Italo amava le sfide ma non le battaglie, non cercava la vittoria umiliante per i vinti ma l’armonia, l’accordo. Sul piano della cultura, amava leggere e non solo le letture facili. Tra gli autori che amava citare – ha detto ancora il sindaco – c’era il poeta russo Vladimir V. Majakovskij, e spesso erano citazioni fulminanti. Leggeva molto, Italo, fino all’ultimo. E fino all’ultimo, hanno ricordato, non si è arreso. Sapeva che avrebbe lasciato molto di se al porto, alla città, a tutti noi. Grazie Italo: andiamo avanti anche sé con te è tramontato molto.
A.F.
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