Autotrasporto il fermo e le richieste
GENOVA – L’assemblea degli autotrasportatori genovesi ha approvato un ulteriore spostamento del fermo della categoria nello scalo ligure. La prima data era dal 14 al 25 marzo, poi spostata dal 21 al 25 marzo. Ora, l’inizio della protesta è stato rinviato al 4 aprile, mentre la durata resta sempre di cinque giorni.
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L’assemblea è stata indetta da Cna-Fita, Confartigianato Trasporti, Fai Conftrasporto, Trasporto Unito Fiap, Confapi Fiap e Legacoop Liguria per discutere dei risultati dell’incontro avvenuto la scorsa settimana a Roma con il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino. Il sottosegretario si è impegnato a varare entro il 25 marzo un decreto sui tempi di carico e scarico delle merci, che dovrebbe risolvere il problema delle lunghe attese dei veicoli per il trasporto dei container ai terminal. Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, che ha garantito che dopo l’uscita del decreto convocherà i rappresentanti degli autotrasportatori e della committenza per avviare un confronto sul sistema di tracciabilità dei veicoli all’interno del recinto portuale. Le associazioni dell’autotrasporto hanno indetto un’assemblea generale il 2 aprile, per verificare il rispetto di tali impegni. In quella occasione verrà presa una decisione definitiva sul fermo. Il sottosegretario Giachino ha espresso soddisfazione per la decisione dell’assemblea ed ha annunciato un incontro il 21 marzo alla Prefettura di Genova su sicurezza e corresponsabilità nell’autotrasporto.
Il 12 marzo gli autotrasportatori si sono riuniti anche a Catania, chiamati dalla Fai, per discutere sulle questioni che stanno agitando gli operatori siciliani. “Il Governo deve in ogni caso garantirci il Ferrobonus e l’Ecobonus, che sono indispensabili per l’economia delle nostre aziende. Deve sensibilizzare la Committenza affinché rispetti i costi minimi in modo che il costo del trasporto venga calcolato in maniera corretta”, ha dichiarato il presidente regionale dell’associazione, Giovanni Agrillo. Al centro del convegno c’è stato l’aumento dei costi, aggravato dallo squilibrio dei carichi (il 75% dei semirimorchi in uscita dall’isola sono vuoti). “Ciò comporta un costo minimo d’esercizio per i trasporti verso la Sicilia notevolmente superiore, pertanto noi chiediamo un contributo solo per le società siciliane per i mezzi vuoti in salita”, ha spiegato Agrillo. Fai chiede anche un coordinamento tecnico fra trasportatori, compagnie di navigazione, Autorità Portuali e Regione sulle questioni connesse alle autostrade del mare e, in particolare, alla sicurezza nei porti ed alle garanzie del lead time delle navi, per integrare il baf al dispositivo di legge che regola i costi minimi d’esercizio.
Durante l’assemblea catanese sono emerse alcune proposte: bonus per i mezzi imbarcati vuoti in partenza dalla Sicilia per i soli trasportatori siciliani, Ferrobonus ed Ecobonus per il 2011, 2012, 2013 strutturati come crediti d’imposta, modifica dell’articolo 174 del Codice della Strada sulla sanzionabilità dei tempi di guida e di riposo, controlli ai committenti, funzionalità dell’Osservatorio sui costi dell’autotrasporto, decreto dirigenziale sui tempi di carico e scarico. “La strada che intende percorrere la Fai è quella del dialogo con le istituzioni”, ha concluso Agrillo. “Scegliamo da sempre il confronto pacato, ragionevole anche perché l’Esecutivo ci ha sempre dato ad intendere che la soluzione c’è. Occorre lavorare insieme: punto fermo la sincera volontà di raggiungere questi obiettivi. Sono già stati fissati due incontri a Roma proprio per risolvere i problemi legati ai rapporti con la committenza e con la filiera agroalimentare”.
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