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Logistica, piano in arrivo

Tutte le speranze del comparto in un convegno al Propeller di Milano

GENOVA – Il piano nazionale per la logistica andrà al Cipe entro questo mese. Lo ha confermato il sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino confermando che “nel piano sono contenute tutte le principali azioni del governo per far crescere il paese in uno dei settori maggiormente strategici”. Giachino ha aggiunto che “insieme agli interventi già approvati con il Milleproroghe, il piano della logistica sarà un secondo passo fondamentale per il rilancio dell’economia”.

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Insieme all’annuncio, Giachino ha fornito – in un recente convegno a Genova organizzato dalla Uil sulla crescita dei collegamenti nel Mediterraneo – anche una impietosa diagnosi dello stato della logistica italiana. “A causa della minore competitività in questo comparto – ha detto – l’Italia perde traffici diretti al suo territorio per 4 miliardi di euro all’anno più altri 3 miliardi almeno di traffici diretti a paesi del centro Europa che potrebbero passare dai nostri porti”.

E sulla logistica si è tenuto un importante convegno anche a Milano, organizzato dal Propeller Club, il cui presidente meneghino Riccardo Fuochi ha fatto un quadro della situazione riferendosi anche al promesso piano governativo della logistica. Ecco il suo intervento.

“Devo dire che come tutti sanno, oggi il quadro attuale della logistica nel nostro Paese è abbastanza critico: perdiamo infatti competitività rispetto al Nord Europa e a Sud i nuovi Porti del Mediterraneo stanno diventando dei temibili concorrenti per il nostro sistema portuale.

“Le motivazioni sono note a tutti – ha detto Fuochi – e non è questa la sede per ripetere quanto dibattuto quotidianamente nei diversi tavoli di lavoro e convegni. Ma mi preme sottolineare un elemento positivo: il risveglio di una certa consapevolezza da parte delle istituzioni e delle associazioni di categoria.

“Il Piano della logistica fortemente voluto dal sottosegretario Giachino – dopo anni di vuoto – ne è un esempio e fornisce delle linee guida su quanto fare per rafforzare il sistema logistico del nostro Paese e mettere in grado le nostre aziende di affrontare la concorrenza estera.

“Veniamo al punto di oggi: tra gli aspetti critici evidenziati nel documento del Piano della Logistica vi è il basso livello di formazione del settore e questo è un elemento di grande svantaggio rispetto a Paesi più evoluti che da sempre hanno curato l’aspetto formativo e culturale del settore. In Germania, Francia, Olanda, Inghilterra esistono infatti percorsi di studio e diplomi per operatori del trasporto e della logistica che consentono di formare risorse umane preparate, che poi si traducono immediatamente in maggior efficienza e riduzione di costi per le aziende di quei Paesi.

“Per essere chiari – ha continuato Fuochi – va detto che anche in Italia esiste un importante offerta formativa con: Formazione finanziata, Corsi di Laurea, Master Universitari, Corsi organizzati da enti  e associazioni di categoria, formazione a distanza.

“Tuttavia, a mio parere, si tratta di un’offerta molto frammentata, e soprattutto non coordinata: manca infatti un percorso logico che consenta di rispondere alle vere esigenze del mercato.

“Uno spunto interessante in questo senso viene dalla nuova riforma scolastica che prevede, fra l’altro, l’introduzione dell’indirizzo “Trasporti e Logistica” tra quelli degli Istituti tecnici.

“Veniamo ora ai numeri – ha detto Fuochi – alcuni studi sostengono che il mercato italiano richiede ben 50.000 persone da inserire nelle aziende di logistica  e che queste figure sono al secondo posto della lista degli “introvabili” (subito dopo gli infermieri). Ebbene, un’adeguata formazione può anche consentire l’accesso a professioni importanti – quale ad esempio quella dei Doganalisti.

“La Formazione è inoltre una forma di investimento per le imprese ed a tale proposito gli operatori devono fare la loro parte integrandosi  alle scuole ed aprendo  le proprie aziende per consentire  stage formativi agli studenti.

“Dobbiamo però tenere conto della necessità formativa diretta a tutte le persone che operano o intendono operare nel settore, giovani, meno giovani, occupati o non occupati, impiegati od operai.

“Occorre anche, a mio avviso – ha concluso Fuochi – avviare un tavolo di consultazione e confronto tra Istituti scolastici e Associazioni imprenditoriali per definire con chiarezza   i percorsi formativi necessari”.

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Pubblicato il
12 Marzo 2011

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