Gallanti, “habemus papam”
Molti distinguo e una coda di polemiche politiche non cambiano la scelta – Tutto da rifare invece per i porti del sud sulle “terne”

Giuliano Gallanti
LIVORNO – Invece dei famigerati ludi “cartacei” ci sono stati quelli verbali, ma il significato non è molto diverso: sulla vicenda Gallanti, tutta la procedura formale dei dibattiti, dei distinguo, delle critiche e delle accuse, non cambia né potrà cambiare il fatto che la sua prossima nomina a presidente della Port Authority labronica è già stata decisa “là dove si puote ciò che si vuole”. In questo caso, tra il ministro Matteoli e il presidente della Regione Toscana Rossi. Le guerricciole sono semmai di retroguardia: chi inserirà nella seconda “terna” il nome di Gallanti (formalmente parlando e con parecchia ipocrisia, tutte le istituzioni con diritto alla terna sono ancora fortemente schierate sulla riconferma di Piccini: e sempre formalmente, lo invitano a far ricorso al Tar per la seconda volta, cosa che in privato invece sconsigliano) mentre invece la vera contrattazione si sta adesso spostando sul nome del segretario generale. Il consiglio comunale di Livorno si è risolto quasi in una rissa anche all’interno della stessa maggioranza, ma senza cambiare la sostanza che Gallanti è ormai avviato alla presidenza. Per gli altri, è semplice cornice: appunto, di “ludi verbali”.
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Lo spauracchio per tutti è che nell’incertezza delle decisioni, il commissariamento si prolunghi Ad Kalendas, cioè all’infinito; uno spauracchio che i sostenitori di Gallanti – sempre di più, perché anche gli imprenditori portuali nell’incontro con Rossi hanno “mollato” Piccini, chiedendo però garanzie almeno su un segretario generale locale – continuano ad agitare.
Non c’è solo Livorno, comunque, nelle ambasce del rinnovo dei vertici portuali. A Bari, Taranto e Brindisi è scoppiata una nuova polemica, relativa alle terne: una nota del ministro Matteoli, ripresa abbondantemente sulla stampa locale, ha sancito che deve essergli fornita un’unica terna tra tutte le istituzioni (e non tre nomi per ciascuna, come già fatto per Bari e Taranto) con tre nomi diversi tra di loro. Significa che i due porti dovranno rifare totalmente le designazioni e che Brindisi – dove vi si apprestava a fare le terne – dovrà essere articolata un’unica terna. Una chiave di lettura della precisazione del ministro è quella che con un’unica terna tra tutte le istituzioni si è voluto evitare che un candidato avesse più designazioni di altri (un nome ripetuto per ciascuna delle terne apparirebbe prevalente, come accadeva in effetti per Mariani a Bari e Giuffré a Taranto) in modo da lasciare al ministro la scelta dei tre candidati “ad armi pari”.
Un principio, quello ribadito dal ministro, che comunque creerà qualche difficoltà la dove non c’è accordo politico tra le istituzioni; e specialmente dove le istituzioni aventi diritto alle designazioni sono ben più di tre (o addirittura una mezza dozzina come a Gioia Tauro). Ma fino ad eventuale nuova contestazione, la richiesta del ministro fa legge. E complica ancora di più le procedure per le future nomine.
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