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Addosso alla Zim: la prima volta dei livornesi

Angelo Roma

LIVORNO – Sarà una coincidenza: ovvero un’altra coincidenza. Ma quando le coincidenze diventano troppe – dice un vecchio proverbio – vuol dire che il diavolo ha fatto la pentola e anche il coperchio.

Fuori di metafora:  sabato scorso davanti al terminal passeggeri del porto c’è stata una inattesa, non annunciata ma ugualmente dura manifestazione di protesta contro la compagnia israeliana di navigazione Zim. C’erano quelli dell’Unione arabo-palestinese, che a Livorno si appoggia anche ai centri sociali, con molti giovani ma anche qualche presenza di spicco della sinistra locale. Bandiere, slogan, tanti eskimo (ah, le rimembranze!) e le solite accuse contro il potere economico giudo-pluto-marittimo.

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Manifestazione legittima certo, anche se inopportuna e sotto certi aspetti contro un obiettivo sbagliato: perché Zim è da tempo una compagnia assolutamente privata, nella quale lo stato d’Israele non ha più alcuna rappresentanza. Ma quello che colpisce più di tutto è che la compagnia di bandiera israeliana, un tempo considerata “amica” del porto di Livorno e vista senza eccezioni con simpatia, oggi sembra passata dalla parte dei cattivi: non riesce ad aver pace nella contrattazione tariffaria nel Terminal Darsena Toscana (dopo le dirompenti divergenze con Contship adesso è in pieno braccio di ferro anche con i genovesi successori nella gestione del terminal), non ha un credibile interlocutore locale com’era stato per trent’anni il comandante Angelo Roma, non “sente” più lo spirito della città né del porto. I più critici dicono che si è “genovesizzata”, il che per i livornesi delle banchine è uno dei peggiori affronti possibili; giudizio forse ingeneroso, ma è evidente che il “feeling” con il porto labronico si è rotto. E c’è anche da capire – diciamolo sottovoce – come continuerà la Zim a gestire senza problemi certi suoi traffici “delicati” verso e da Camp Darby, specie se dovessero tornare – con le rivolte in corso in Medio Oriente e la crisi in Egitto – momenti difficili come altre volte nel passato.

La manifestazione di sabato contro l’economia israeliana – guardacaso indirizzata per la prima volta proprio contro la Zim – è solo una coincidenza oppure è un segnale di pericolo imminente?  Forse ad Haifa – visto che a Genova e ad Amburgo sembra non abbiano capito bene le cose – dovrebbero farci sopra una riflessione.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
16 Febbraio 2011

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