Fanghi e vasche di colmata soluzione, ributtarli in mare?
E’ la provocatoria proposta dell’ingegner Motta della Port Authority – Differenziare i sedimenti e cambiare le normative attuali per recuperare quanto occorre alla competitività dello scalo
LIVORNO – Ma davvero non c’è altra soluzione concreta, per rilanciare il porto-containers labronico, del progetto futuribile e ultracostoso della Piattaforma Europa?
Alla conferenza al Propeller Club del capopilota Milani, di cui abbiamo riferito nell’ultimo numero, sono seguiti interventi e contributi tecnici, a cominciare da quello del presidente del Propeller dottor Francesco Ruffini. “Una situazione davvero drammatica, non so come possa essere risolta ma una cosa è certa: nella condizione in cui già ci troviamo – come è stato ben evidenziato dal capo pilota Milani – non possiamo permetterci di perdere mezzo metro all’anno di fondali”.
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Il presidente Francesco Ruffini consegna l'attestato di appartenenza al Propeller Club ad Enzo Raugei. Sullo sfondo il capo pilota Fiorenzo Milani.
Di tale portata è difatti l’insabbiamento annuo della Darsena Toscana i cui fondali sono già troppo bassi rispetto a quelli richiesti dalle dimensioni attuali delle navi, di qualunque tipologia esse siano.
In un successivo intervento il comandante Angelo Roma, attuale amministratore delegato della Toremar e fine conoscitore di questi problemi grazie anche alla sua lunga esperienza come port captain della compagnia Zim: “Da oltre nove anni parlo dell’estrema necessità di allargare di almeno 90 metri la Bocca Sud del nostro scalo per consentire alle navi con lunghezza superiore a 255 metri di entrare in porto durante le ore notturne. Questo impedimento, dato da questioni di sicurezza, causa costi ingentissimi agli armatori che vedono le loro navi sostare improduttivamente per lunghi spazi di tempo”. Roma ha evidenziato anche il problema più grande ovvero la collocazione dei fanghi che verrebbero prodotti dai necessari escavi, stimati intorno ai 400.000 mc che, per la metà, dovrebbero essere recepiti da una seconda vasca di colmata la cui realizzazione non può essere realisticamente prevista prima del 2014. Il costo della Piattaforma Europa, di cui la seconda vasca di colmata rappresenterebbe la banchina, è stimato intorno ad oltre 500 milioni di euro; si ipotizza quindi come necessaria la partecipazione di un joint di almeno 2/3 compagnie di navigazione, le quali però, senza la garanzia da parte dello stato della costruzione di una diga foranea di 3.300 metri in grado di proteggere la vasca di colmata dai detriti portati dal mare, non aderirebbero. Una serie di problematiche dunque che vedono una possibile soluzione non prima del 2020 – ha proseguito Angelo Roma – mentre nel frattempo Livorno, nel settore contenitori, non riesce e non riuscirà ad andare oltre i suoi 900.000 TEUs di traffico: una cifra veramente ridotta per uno scalo come il nostro – ha poi concluso il comandante – dobbiamo quindi probabilmente ripensare a quelli che sono i progetti globali del porto di Livorno”.
L’ingegner Giovanni Motta, responsabile dei dragaggi presso la nostra Authority, sentitosi chiamato in causa, ha confermato la situazione esposta da Milani e da Roma sottolineando inoltre che, non solo i tempi di realizzazione non vedranno pronta la seconda vasca di colmata prima di tre anni, ma anche che, una volta pronta, saranno sufficienti i periodici dragaggi di mantenimento per esaurire in breve tempo la sua capacità contenitiva a meno che non vengano operati cambiamenti a livello normativo. “L’unica soluzione tecnica possibile è tornare allo sversamento a mare – ha detto Motta – peraltro, nelle zone dove fino al 1999 venivano destinati i fanghi sono stati condotti monitoraggi costanti che hanno evidenziato che l’ecosistema marino non è stato danneggiato. La parola chiave oggi è differenziazione: ci sono infatti dei sedimenti che possono essere sversati, altri che possono essere modificati al fine di sversarli ed altri che devono andare nelle vasche di colmata. In attesa della Darsena Europa non esiste altra soluzione”.
La serata, apertasi con un omaggio tributato con affetto dai numerosi partecipanti a Giovanni Laletta, ex presidente del Propeller Club recentemente scomparso, si è conclusa con l’auspicio del dottor Ruffini perché si superino i limiti che fanno arrancare il nostro porto rispetto a quelli di Genova e La Spezia, fiducioso che, con ulteriori accurate verifiche dell’integrità delle zone interessate dal trascorso sversamento a mare dei fanghi, si possa tornare a questo metodo risolutivo. Ruffini ha rivolto a questo proposito un appello alla consigliera del PDL Costanza Vaccaro presente in sala, componente della commissione trasporti della Provincia, affinché portasse all’attenzione della compagine governativa i problemi discussi, ottenendo dalla stessa ampia rassicurazione sul punto.
Tutti gli interventi si sono svolti nella cornice di una platea importante sia per il numero che per le qualifiche dei partecipanti fra i quali il segretario generale della Autorità Portuale avvocato Giorgio Gionfriddo, gli armatori Nello D’Alesio e Piero Neri, il commendator Amerigo Cafferata, il presidente della Spedimar Roberto Alberti. Il presidente Ruffini ha chiuso con un caldo benvenuto al nuovo socio Enzo Raugei, presidente del Terminal Darsena Toscana, con l’invito a tutti a proseguire convivialmente la serata.
Cinzia Garofoli
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