L’ex IPSEMA sacrificato senza motivi
ROMA – L’ex-Istituto di Previdenza per il settore marittimo, IPSEMA, ha chiuso il bilancio 31 dicembre 2009, con un avanzo economico pari a 6.860.300 euro superiore di 216.637 euro all’esercizio del 2008 e che porta a 36.457.595 euro il totale degli avanzi di gestione.
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In sintesi: il patrimonio netto è di 59.762.785,36 euro; il patrimonio mobiliare di 64.732.242,84 euro e quello immobiliare di 46.193.200,40 euro; la disponibilità di liquidità è di 186.962.606,35 euro e le riserve tecniche di 248.875.000,00 euro.
I dati sono la fotografia – a parere del presidente del CIV, Giovanni Guerisoli – di un Ente in piena salute, sacrificato ingiustamente sull’altare della razionalizzazione e del risparmio, quantificato – nel decreto 78 del 31 maggio 2010 – in appena 630mila euro che potevano essere facilmente raggiunti e superati con la riorganizzazione già in atto, tra l’altro, nell’Istituto. Si è cancellato così – ribadisce Guerisoli – con un colpo di spugna, una storia ultracentenaria che le Casse Marittime, confluite nel 1994 nell’IPSEMA avevano garantito ai lavoratori a tutela contro gli infortuni e le malattie professionali così frequenti nel lavoro usurante della pesca e del trasporto marittimo.
Tutto questo nel momento in cui il Parlamento Italiano si appresta a ratificare la Convenzione sul Lavoro Marittimo adottata dall’OIL l’agenzia dell’Onu sul lavoro e quando all’ordine del giorno dei lavori della Camera dei Deputati giace il progetto di legge sull’istituzione dell’Ente del mare (ESIN).
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