Piattaforma Unicredit di Monfalcone: anche il Nord-Ovest studia la formula
Dal presidente dell’Authority di Genova il rilancio di una metodologia analoga per diventare terminale privilegiato con il Nord Africa – La partnership di Maersk e il potenziamento della linea di Tarvisio nel piano della holding bancaria
ROMA – L’hanno presentata alla Farnesina, e con sponsor eccellenti: Gianni Letta, il ministro Frattini, il presidente della Regione. Perché la “piattaforma Unicredit” per Monfalcone da tre milioni di Teu ha tutte le carte in regola per decollare alla svelta. E la prima delle carte sono i finanziamenti: quasi totalmente privati, ovvero quasi senza gravare sulle disastrate finanze dello Stato, che Tremonti tiene strette come il peggiore dei Cerberi. Allo Stato toccheranno solo i dragaggi, ammesso che si riesca a varare una legge meno autolesionista dell’attuale.
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Una cosa è certa: con le finanze assicurate dal colosso bancario Unicredit e con la partnership del colosso armatoriale Maersk, il “progetto Monfalcone” ha tutto per dare uno scossone alla politica per il resto quasi totalmente vuota delle grandi infrastrutture portuali italiane. Qualcosa di simile – dicono gli analisti – a Tangeri 2 o alle grandi realizzazioni di cui si è reso protagonista negli ultimi tempi il Far East. Si tratta di realizzare una “piattaforma” praticamente ex novo, con un investimento di almeno 600 milioni di euro, cui andranno aggiunti altri 200 milioni per rendere più efficiente e veloce la linea ferroviaria per Tarvisio, condizione “sine qua non” per assicurare un veloce flusso e deflusso su rotaia delle merci con il centro Europa. Il tutto affidato a tre società una a maggioranza Unicredit di tipo finanziario, una a maggioranza Maersk di tipo terminalistico, e una infine di tipo trasportistico ferroviario (maggioranza Maersk o paritetica con Trenitalia cargo, se ci starà).
Nei termini in cui è stata presentata la settimana scorsa alla Farnesina, l’operazione Unicredit-Maersk-Monfalcone apre molte speranze per il complesso portuale “ascellare” del nord-est d’Italia. E nello stesso tempo attiva anche molte preoccupazioni per la parte ascellare del Nord-Ovest, preoccupazioni fatte proprie da un’Assoporti – sempre meno incisiva anche per la poca sintonia dei suoi vertici con il governo – che però non ha proposte alternative concrete. Le quali proposte sono invece venute dal presidente della Port Authority di Genova Luigi Merlo il quale si è dichiarato tutt’altro che contrario all’iniziativa di Unicredit; ed ha chiesto anche di esaminare la possibilità di “clonarla” anche sul nord-ovest sia pure con le diverse caratteristiche della locale portualità.
Su una cosa Merlo è stato incisivo e ovviamente ha trovato massima condivisione: “Le regole devono essere – ha detto Merlo – uguali per tutti”. Con un retro-pensiero tutt’altro che levantino: se il Nord-Est sta lavorando per diventare una piattaforma sostanziale per i traffici con l’Europa centro-orientale, il Nord-Ovest può fare altrettanto, se ci saranno i giusti interventi della finanza privata, per i traffici previsti anch’essi in forte crescita con il Nord Africa, e ai quali gli scali dell’arco ligure – includendovi forse anche Livorno – guardano con progetti già in gran parte avanzati.
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