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I pirati somali tornano a colpire dopo un maxi-riscatto di 9 milioni

Anche la proposta di una “panic room” a bordo non sembra poter risolvere il problema

LONDRA – Chi sperava che l’intervento delle navi militari di un crescente numero di nazioni avesse debellato, o almeno rallentato, l’aggressività dei pirati somali, è già rimasto deluso. Conclusa la stagione meteorologicamente sfavorevole – che da sola riduce drasticamente gli assalti perché le piccole e veloci imbarcazioni dei pirati non possono navigare – gli attacchi sono ripresi in grande stile. E secondo l’IMO in meno di un mese sono state catturate almeno 20 navi, con 450 tra membri d’equipaggio e passeggeri trattenuti come ostaggi in attesa di riscatto.

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Anche la crescente durezza delle reazioni nei confronti degli assaltatori del mare non sembrano spaventare i somali, che grazie al flusso enorme di danaro ricavato dalle navi sequestrate hanno ormai messo in piedi una organizzazione sofisticata ed efficiente, dotata non solo di terminali collegati a Internet in grado di conoscere il movimento delle navi che transitano nell’area, ma anche di armamenti assai più pericolosi dei primitivi AK-24 con cui andavano all’arrembaggio, tanto da poter tener testa in qualche caso anche ai vari “contractors” armati che sempre più compagnie tendono a imbarcare.

Lo stesso segretario generale degli affari politici al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha ammesso di recente che la pirateria del corno d’Africa “non ha al momento alcun serio contrasto” in quanto il deterrente rappresentato dalle navi militari è eccessivamente frazionato in un’area di mare vastissima, e le possibilità di intercettare i pirati prima che colpiscano sono come quelle di trovare un ago in un pagliaio. Tant’è che le Nazioni Unite certificano che nei primi dieci mesi del 2010 i dirottamenti ad opera dei pirati sono stati maggiori che nello stesso periodo – già considerato critico – del 2009. Anche le condanne di un certo numero di pirati in Kenia e in alcuni paesi occidentali non hanno sortito alcun effetto deterrente. Mentre è stato un significativo corroborante per la pirateria il mega-riscatto pagato di recente per una superpetroliera della Corea del sud (si parla di 9 milioni di dollari).

Da parte delle società di navigazione stanno cambiando anche le regole per attraversare le aree infestate dalla pirateria. Considerato che sono oltre 21 mila i mercantili che passano al largo della Somalia, e che è quindi impossibile tenerli d’occhio tutti da parte delle navi militari di pattuglia, alcune compagnie si stanno attrezzando con cannoni acustici o potenti idranti, con filo spinato lungo le fiancate per impedire gli abbordaggi, e con tiratori scelti, questi ultimi imbarcati più o meno clandestinamente per non far venire meno lo “status” di navi mercantili.

L’ultimo ritrovato nella guerra di fantasia contro i pirati potrebbe essere una “panic room” da realizzare a bordo. L’ha proposta il sindacato dei marittimi delle Filippine (il paese che ha statisticamente più marinai nelle varie flotte mondiali) e consiste in una camera stagna a prova di esplosivi, in una zona ben protetta della nave, dove l’equipaggio possa rifugiarsi una volta che i pirati siano riusciti a salire a bordo. Da questa specie di fortezza l’equipaggio dovrebbe poter bloccare i motori della nave disattivando tutti i comandi della plancia. Ma c’è già chi teme che il rimedio sarebbe peggiore del male perché per stanare l’equipaggio dalla sua protezione i pirati potrebbero minacciare di affondare la nave. E il circolo tornerebbe ad essere vizioso.

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Pubblicato il
22 Dicembre 2010

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