Continua l’altalena dei noli e spaventa il costo bunker
Calate le quotazioni a Teu dall’inizio dell’estate dal Far East mentre si registra una ripresa nell’export anche verso il Nord America – La prima verifica a metà gennaio dopo le feste
LONDRA – Nessuno ha la sfera di cristallo, ma gli analisti della City sono tutti da qualche tempo molto prudenti dopo la ventata di euforia sui traffici con il Far East che aveva portato questa primavera al raddoppio (e in qualche caso anche a triplicare) i noli.
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Si era arrivati ad aprile a quotare un teu dal Far East al Mediterraneo anche a 1600/1800 dollari, contro i 350/400 alla metà del 2009 in piena crisi mondiale. Nelle ultime settimane di novembre i noli sono di nuovo calati e senza raggiungere la depressione dell’anno scorso si sono assestati intorno a 1600 dollari/teu dal Far East. Con la sola consolazione che cresce leggermente la quotazione dall’Europa a Far East e dall’Europa agli Usa per la ripresa dell’export italiano. Nessuno si nasconde comunque che una parte delle quotazioni in rialzo non torneranno a vantaggio delle compagnie armatrici quando saranno a compensare la nuova impennata del costo del bunker, che con il barile a 90 dollari sta minacciando di nuovo di far traballare le economie occidentali. E sebbene qualcuno pensi che gli aumenti del bunker possano essere parzialmente bilanciati dai traffici in crescita com’è tradizione sotto le feste di fine anno, c’è chi ipotizza invece nuove difficoltà dalla prima decade di gennaio, che è sempre stato un periodo di riflessione e di caduta del trasporto merci.
In questo quadro contingente con molte ombre e solo qualche luce, le compagnie di navigazione continuano a razionalizzare e a pianificare, ma le principali sembrano aver fortunatamente superato il momento più nero. Come diciamo in questo stesso numero, Msc sta insidiando il primato decennale di Maersk, che attualmente offre un plafond di 2 milioni di teu circa su 544 navi e un’altra decina di “very large” in costruzione (Msc ha 410 navi per quasi 1,7 milioni di teu). Segue Cma-Cgm con 373 navi e circa 1,1 milione di Teu, tallonata da Evergreen in gruppo con Hapag, Cosco, Hanjin eccetera. Significativa anche la ripresa dell’israeliana Zim, che non solo è tornata a fare utili, ma starebbe anche studiando la possibilità di “sbloccare” alcuni ordini di navi per riprendere anch’essa la corsa in vista della sospirata fine della crisi internazionale.
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