Livorno, tra ricorsi e timori
Quasi scontato ormai il commissariamento della Port Authority

Roberto Piccini
LIVORNO – Il discrimine temporale a questo punto è il 7 gennaio, nemmeno tanto lontano. Entro questa data sulla richiesta del ministro delle Infrastrutture di avere una nuova “terna” per la Port Authority di Livorno possono accadere ben poche cose: e tutte chiare.
Primo: le istituzioni presentano una nuova terna, accettando di fatto (magari con qualche lacrima di coccodrillo) di sacrificare sull’altare della realpolitik il presidente uscente Roberto Piccini: e sarà interessante vedere da quali nomi sarà composta e quale accordo prefigurerà con il presidente della Regione.
Secondo: il ricorso al Tar preannunciato da Piccini potrà dargli la sospensiva del provvedimento del ministro, ma non cambierà le cose, ammesso che il Tar si dichiari competente. Per quanto riguarda il Consiglio di Stato – ricorso preannunciato ma solo in ipotetica dal sindaco di Livorno – si sa che la faccenda va avanti in termini di (molti) mesi se non di anni. Morale: il porto di Livorno sta marciando diritto verso un nuovo commissariamento, in un clima che certo non può essere né positivo né di gran di prospettive.
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Per conoscere il nome del commissario c’è un mese di tempo, anche se è prassi da qualche tempo consolidata da parte del ministro Matteoli – l’abbiamo già scritto – di affidare il ruolo di commissario al locale comandante della capitaneria, nella fattispecie il contrammiraglio Ilarione Dell’Anna. Una prassi che lo stesso Matteoli in una intervista a “La Nazione” di domenica scorsa ha confermato. Aggiungendovi anche, tanto per mettere un altro po’ di pepe sulle cose, che la candidatura di Piccini non gli sta bene perché “da cinquant’anni la famiglia condiziona il porto ed è ora di cambiare” e se Cosimi dovesse far ricorso al Consiglio di Stato “gli sparerei immediatamente il commissario”.
Come sempre, di personaggi che si agitano quando sentono odor di marmellata ce ne sono parecchi: e di personaggi che magari non ci pensano ma vengono buttati avanti per far polverone altrettanti. Mentre scriviamo – è martedì mattina – non è ancora ufficiale il risultato della “fiducia” al governo; e anche questo conta. Ma il problema fondamentale è che il porto di Livorno si sta avviando – se non ci saranno improbabili colpi d’ala – verso un nuovo periodo oscuro di non decisioni e di perdita di iniziativa. Con la complicità, purtroppo, delle istituzioni che avevano probabilmente sottovalutato la portata dei rituali legati alla scadenza del primo mandato di Piccini. O l’hanno legata ai complessi giochi di potere su poltrone che potrebbero (o avrebbero potuto) liberarsi in parlamento, da barattare eventualmente con la poltronissima della Port Authority.
Ma il gioco sembra – almeno al momento – aver prodotto solo vittime e nessun vincitore.
Intanto secondo le associazioni che si riconoscono in Impresafutura (Api Livorno, Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio) “le affermazioni contenute nella comunicazione con cui il ministro Altero Matteoli ha respinto la terna per la nomina a presidente dell’Autorità Portuale non presentano valide motivazioni al proposito”.
Impresafutura ha da subito trovato piena convergenza, su Roberto Nardi e Roberto Piccini – dice una nota – in quanto ritenute figure capaci di guidare con competenza ed esperienza un ente così importante per l’economia cittadina.
“Roberto Piccini, la cui esperienza nel settore portuale è innegabile – continua la nota – ha dimostrato nel suo primo mandato la capacità a svolgere un lavoro proficuo nell’interesse dell’intero ambito portuale e dell’economia locale, attraverso realizzazioni e programmazioni (vedi il PRG portuale) che possono far cogliere al porto le importanti sfide del futuro.
“Roberto Nardi in questi anni da presidente della Camera di Commercio ha consentito che la stessa avesse un ruolo più forte a sostegno e sviluppo dell’economia locale, compreso quella dei trasporti e dei porti. La sua competenza ha riscosso la fiducia non solo di Impresafutura, ma anche delle categorie dell’ambito portuale che sono rappresentate nell’Ente Camerale, vista anche la sua presenza nei comitati portuali di Livorno e Piombino.
“Impresafutura ritiene quindi inspiegabile l’operato del ministro – conclude la nota – che rischia di far precipitare il porto di Livorno nel buio del commissariamento, una esperienza gia tristemente sperimentata”.
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