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Federagenti sul piano nazionale scelte urgenti sui sistemi dei porti

Riconoscere e potenziare quelli già dotati di specializzazione e investimenti – Il problema dello sportello unico

Filippo Gallo

ROMA – La Federagenti ha espresso di recente, in via di premessa generale, vivo apprezzamento per l’iniziativa del Governo tesa all’aggiornamento del Piano Generale della Logistica ed ha ritenuto opportuno presentare alcune sintetiche osservazioni.

In primo luogo si nota che il documento programmatico presentato non contiene alcuna previsione finanziaria in merito ai progetti segnalati. Federagenti è consapevole che nel documento di sintesi presentato al Senato non potevano essere comprese cifre e importi; ma senza una previsione di stanziamenti di fondi e di incentivi, per quella che potrebbe e dovrebbe essere una politica di sviluppo della logistica integrata del nostro Paese – dice la Federazione – il documento rischia di apparire un elenco di pie intenzioni destinato a rimanere sulla carta come per le precedenti edizioni.

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Nel merito del documento – continua Federagenti – si è apprezzato l’individuazione dei porti/aeroporti quali punti nodali per una pianificazione strategica della logistica; intesa quest’ultima come l’insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche destinate a governare i flussi delle merci e delle persone e le informazioni dalle origini alla consegna dei prodotti. Si riconosce, finalmente, nei porti lo snodo principale della intermodalità e della co-modalità. Dalla dimensione e dalla capacità dei porti di attrarre merci e di consentirne un rapido e certo inoltro alle destinazioni finali dipende l’implementazione e l’individuazione di piattaforme logistiche.

Alla luce della sintetica premessa però non si può non notare – dice Federagenti – come negli ultimi anni sia mancata una qualsiasi politica di intervento per la realizzazione di infrastrutture, non solo portuali, ma soprattutto di collegamento tra il porto e il retro porto logistico, la mancanza di scelte su porti o sistemi di porti capaci e che devono essere collegati alle reti europee Ten/T, la totale inefficienza (inesistenza!!!) delle FFSS nel cargo.

A tal proposito Federagenti auspica che il redigendo piano individui quei sistemi portuali che già racchiudono al loro interno specializzazioni ed investimenti, evitando sprechi e concentrando risorse, senza lasciarsi attrarre da progetti faraonici privi di aderenza alla realtà e di insopportabile impatto finanziario. Si ritiene opportuno individuare nei sistemi dei porti dell’Alto Tirreno, dell’Alto Adriatico e dei porti del Centro Sud la soluzione strategica su cui far concentrare le risorse, sia pubbliche che private, per la specializzazione dei terminali e porti già esistenti. Di contro convogliare ulteriori risorse per i collegamenti tra i porti e gli interporti, sì da rendere questi ultimi piattaforme logistiche per l’ulteriore distribuzione delle merci.

Sempre limitando l’attenzione agli ambiti portuali, non si può non evidenziare il continuo perdurare di lentezze burocratiche/amministrative per l’esecuzione di opere portuali, per lo svolgimento di procedure amministrative/doganali, per la mancata implementazione di una adeguata informatizzazione delle procedure. Dopo quattro anni in tutti o quasi i porti non è ancora decollato lo sportello unico e tarda l’attivazione della messa in opera di una rete telematica per i collegamenti informatizzati tra operatori portuali, Autorità Marittime e Portuali, Autorità Doganale, Sanità Portuale, ecc.

Più in generale si ritiene che, nello sviluppo del progetto, non possa prescindersi dalla realtà esistente e, se appare condivisibile evitare una dispersione sul territorio di ulteriori insediamenti logistici, risulta utopistica un’azione politica e di programma che volesse pianificare ex novo la specializzazione dei poli già esistenti, senza tenere alcun conto delle scelte già operate dal mercato. In altre parole, ed anche alla luce della condizionante carenza delle risorse disponibili, và valutato con estrema attenzione un piano di investimenti pubblici sui porti strategici in funzione della logistica del nostro Paese, con il contributo di operatori privati opportunamente stimolati e coinvolti nella realizzazione e potenziamento di strutture.

Và perseguita con energia – continua Federagenti – una decisa semplificazione normativa, uno snellimento delle procedure (soprattutto quelle doganali), una spinta sburocratizzazione delle procedure, un’attivazione di linea di incentivi per gli operatori portuali, ad esempio con una riduzione delle accise dei carburanti dei mezzi addetti alle operazioni portuali e una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali dovuti dalle imprese portuali (azioni già da tempo richieste da tutto il cluster marittimo, ma inascoltate).

La Federagenti, in rappresentanza delle seicento aziende associate – conclude la nota – si rende disponibile ad offrire ogni possibile collaborazione per la stesura del nuovo Piano Generale dei Trasporti della Logistica: non solo per quanto riguarda la previsione e la realizzazione di infrastrutture, ma soprattutto per la stesura di regole e per la regolamentazione di servizi che, incidendo in maniera positiva sulla regolarità, certezza e affidabilità dei costi e tempi del trasporto delle merci, riducano il gap attualmente esistente che vede l’Italia posta al 22º posto nel mondo, dopo quasi tutti i Paesi UE (indice LPI della indagine della World Bank).

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Pubblicato il
17 Novembre 2010

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