Dal Forum di Assiterminal come integrare il CCNL
Gli approfondimenti e gli indirizzi dell’associazione dei datori di lavoro e dei sindacati – Le conclusioni: i problemi vanno affrontati insieme, per non creare danni

Ettore Torsetti (a sinistra) e Alessandro Giannini
LIVORNO – Era prevedibile, anzi scontato: i due temi del convegno di Assiterminal (imprese e lavoro portuale dopo la riforma; le esperienze del contratto collettivo nazionale dei lavoratori dei porti) sembravano fatti apposta per scatenare un putiferio; tanto più che la relazione tecnica svolta da Luigi Robba è andata diritta all’osso delle cose; e tanto più che tra gli invitati eccellenti c’erano anche i vertici dei tre sindacati di settore, già prioritariamente pronti a battersi contro ogni accenno di “autoproduzione” in banchina e di ritocco al contratto.
Bisogna invece ammettere che il clima si è mantenuto sufficientemente calmo (forse anche grazie alla temperatura della sala del dibattito, vicina a quella ideale di un freezer) e che le diverse linee di pensiero sono state esposte più che civilmente.
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Morale: il presidente Alessandro Giannini ha detto quello che doveva politicamente esprimere per Assiterminal, Robba ha detto tecnicamente quello che doveva dire per la stessa associazione, e sul lavoro portuale di domani ci sono state posizioni contrapposte in alcuni punti, a non rotture. Interventi moderati ma lucidi dei “politici”. il senatore Nerli, il direttore generale dei porti Caliendo, i senatori della VIII commissione Luigi Grillo e Marco Filippi. Ovviamente con salve a pallettoni sulla scarsa incisività del governo nel settore porti e a palle incatenate contro i continui “niet” di Tremonti alla riforma della riforma.
Semmai nella successiva tavola rotonda, con intervenuti Francesco Nerli per Assoporti, Federico Barbera per Fise-Uniport, Luca Becce per Assiterminal, Luigi Bartelloni per Assologistica ed i tre sindacalisti Massimo Ercolani (coordinatore nazionale Cgil marittimo – portuale), Claudio Tarlazzi (segretario nazionale Uiltrasporti) e Ettore Torzetti (segretario ligure Filt-Cisl) il punto sul contratto nazionale di lavoro ha avuto posizioni assai distanti: da parte delle imprese, la richiesta di prendere atto della realtà portuale e dei trasporti talmente mutata in dieci anni e quindi andare al prossimo aggiornamento con posizioni realistiche: da parte dei sindacati, con una chiusura aprioristica (sebbene si abbia avuto l’impressione che fosse più tattica che strategica) con l’estremo sulla dichiarazione che semmai uniche innovazioni potranno essere sul piano economico, nel senso di richieste migliorative.
Le conclusioni – in strettissima sintesi – sono venute da Federico Barbera (Fise-Uniport) e da Luca Becce, uno dei più ascoltati consiglieri di Assiterminal, oggi in organico – a fianco del presidente Giannini – nel Terminal Darsena Toscana. Barbera ha ricordato che il contratto collettivo mantiene anche oggi flessibilità sufficienti per accogliere eventuali, e probabili, ammodernamenti. Con i quali – ha ricordato Barbera, non va mai dimenticato che l’interesse delle imprese deve sempre coincidere con quello dei lavoratori. Difficile diventa ottenere una vera flessibilità finché lo straordinario è usato in modo massiccio e improprio. Becce infine si è detto soddisfatto che il contratto nazionale sia stato ricordato “non in modo celebrativo ma sulla sostanza”. Diritti e doveri, sia per le aziende che per i sindacati, devono marciare paralleli, ma occorre rendersi conto che alla scadenza si aprirà un problema, che non va preso come scusa ma come opportunità. “Quando le associazioni datoriali presentano un problema, occorre capire da parte di tutti – ha detto Becce – che è un problema da risolvere, non una scusa”.
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