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La solitudine dei numeri primi …

LIVORNO – Bisogna riconoscerlo: a volte essere numeri uno, specie dopo un esaltante periodo in cui sembra di vivere al di sopra di ogni giudizio, un passo sotto Dio, può anche provocare cadute verticali e improvvise di autostima. O complessi d’inferiorità. O crisi. Del resto, il vecchio detto: “Chi troppo in alto sal / cade sovente / precipitevolissimevolmente” qualche attinenza con la realtà deve averla.

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E’ il caso,  in questi giorni, di Roberto Piccini, presidente da riconfermare (forse) alla Port Authority di Livorno. Che non è un’Authority qualunque: fu la prima ad essere istituita, ha avuto due mandati  gloriosi, senza contestazioni romane, con Nereo Marcucci malgrado i vari braccio di ferro con il sindaco della città, seguiti poi con i successivi  da una girandola di polemiche, commissari, denunce, Tar vari e finalmente la nomina di Roberto Piccini malgrado i dubbi sulla provenienza dalla Compagnia Portuale, con il Piccini “big” ancora saldamente al suo timone.

Poi Piccini Jr. ha governato, nel bene e nel male, per 4 anni, senza eccessive fiammate contestatorie. A suo merito, l’aver affrontato il nodo gordiano del nuovo piano regolatore portuale. A suo demerito – dicono all’interno – lo scarso contatto con gli ambienti governativi romani, dove Marcucci era invece di casa.

Alla fine, quando sembrava scontata la sua riconferma, è partita la guerra: L’ingenuità colpevole delle istituzioni locali che snobbando la legge non hanno fornito la “terna”, il siluro pilotato del secondo nome di Nardi, le interrogazioni (pilotate) su certi dettagli poco trasparenti, peraltro a parere dell’avvocatura dell’Authority ineccepibili, di noleggi di pontoni, emolumenti su residenze, operazione Seal. Direte voi: scontate, nell’incarognimento della vita pubblica e politica del paese. Ma ciò che più ha colpito l’opinione pubblica livornese sembra essere il totale disimpegno per la riconferma da  parte del suo partito il Pd: a fronte di una sua chiamata sui giornali locali (“Siete per me o contro di me?) nessuno ha risposto. Appunto, la solitudine dei numeri primi. Che sembra (indipendentemente da colpe, errori, ingenuità, scarso lavoro collegiale interno), la fuga dei topi vigliacchi da una nave che temono possa affondare. Della serie: la vittoria ha cento padri, la sconfitta è sempre orfana. Oppure ancora: nihil colcos o giochi già fatti a favore di un presidente fiorentino detto l’Orco?

A.F.

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Pubblicato il
20 Ottobre 2010

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