La “riforma” ci riprova dai ministri
ROMA – Ormai non si contano le volte, ma questa sembrerebbe quella buona. Il consiglio dei ministri dovrebbe aver approvato ieri – il condizionale è d’obbligo perché c’erano alcune resistenze fino all’ultimo – lo schema di disegno di legge sulla riforma della riforma, ovvero della legge 84/94.
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E ovviamente l’iter del disegno governativo si preannuncia non senza battaglia – dovrà passare dalle commissioni e quindi dal parlamento per essere convertito in legge – perché è totalmente diverso da quello di cui si parla da anni e che viene ancora oggi pervicacemente difeso dalla commissione guidata dal senatore Luigi Grillo. Niente più autonomia fiscale con quote Iva ai porti (Tremonti si è piazzato come un paracarro contro questa proposta), niente divisione tra porti statali e porti regionali, niente più designazioni attraverso “terne” per i presidenti delle Authorities.
La nuova formula – sembra che la riforma alla fine punti quasi unicamente a come distribuirsi le poltrone – prevede che la designazione la faccia il presidente della Regione dopo aver “sentito” gli enti locali. Fatta la designazione, la Regione concorda con il ministro e se non c’è l’accordo è il ministro ad avere l’ultima parola, perché se con un nuovo tentativo non esce un nome che vada bene alle due istituzioni, la palla passa al consiglio dei ministri.
Tra gli elementi interessanti del disegno di legge l’ufficializzazione dei sistemi logistici portuali, con il compito di coordinare porti, interporti e aree retroportuali più o meno vaste a servizio di uno specifico corridoio europeo. Sembra l’idea che “in nuce” è stata già portata avanti da alcune regioni anche tra di loro coordinate. Vedremo.
A.F.
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